"...Che da quando è morto mio marito, sai, sembra passato un giorno e un'eternità, ma sono solo quanto, 2 mesi.. e da quando lui è morto io mi sono accorta che il mondo non è giusto, non è giusto per niente..
..E' fatto di persone che hanno bisogno di essere ascoltate, e basta. Nessuno vuole ascoltare a sua volta, nessuno riesce a stare zitto mentre tu parli e ti sfoghi, no...
"No, la gente vuole dirti la sua, vuole che tu sia disponibile a stare zitta e ascoltare, ma tu non pensi che io abbia bisogno più di te di parlare? Di raccontarti come sto?
"Mio marito. 35 anni insieme. Tu sei giovane, tu non lo sai... Sei giovane, ma dividere 35 anni con una persona... E' come averci passato tutta la vita, lo sai? Certo, ti ricordi di quello che c'era prima, di te da piccola, ma in realtà... La mia vita da grande a volte mi sembra iniziata con lui.
"Lo sai quante cose abbiamo fatto insieme? Quante se ne possono attraversare in 35 anni insieme? Tu non lo sai, nemmeno li hai 35 anni... Ma tutta la mia vita mi sembra trascorsa vicino a quell'uomo, tutta quanta, e ora mi guardo in giro e mi aspetto che lui entri qui in cucina e si prenda da bere, o in sala e accenda la TV, o in camera da letto per dormire... E non succede, ecco, non succederà mai più.
Mi sembra che tutte le cose di questa casa che ha costruito lui appena ci siamo sposati, per noi e per i figli che sarebbero arrivati, siano piene di lui, come se fosse esploso in un miliardo di corpuscoli che ancora galleggiano nell'aria, si appoggiano alle superfici, si riflettono nei vetri e nei lampadari.
"...Ma le persone non hanno il tempo di ascoltare, non lo trovano mai, sono così impegnate, e allora come puoi spiegarglielo che la tua casa respira ancora tuo marito che è morto quanto, 2 mesi fa?
Le persone vengono qui per consolarmi, e dopo un minuto che io parlo sono piene di parole da dirmi e di pensieri loro che non c'entrano niente con noi due, e io non riesco a raccontare nulla di lui..
"Amava così tanto una città. Così tanto! E mi diceva a volte, **** noi dovremmo andare lì insieme, perchè è bellissima, e ti innamoreresti, e sarei contento di andarci con te e di fartela vedere.. E poi lo sai cosa, prima c'era il lavoro, e le scadenze e gli impegni e i figli da crescere e non era mai il momento giusto, e poi è andato in pensione ma io avevo le mie cose e il volontariato e le vecchiette da andare a trovare e accompagnare dal parrucchiere e a fare la spesa...
E adesso io lì con mio marito non ci andrò mai più. E non è che sia colpa delle vecchiette o degli impegni, ma se ne avessi mandati un po' a cagare e mi fossi presa il tempo di andarci insieme a lui so che sarebbe stato bello, ecco.
E adesso non ci voglio andare più in quella città perchè sarebbe così triste, così buio, e penserei solo a quello che avrebbe voluto fare lui.
"Ma le persone sono ingiuste, e io queste cose non riesco mai a raccontarle, perchè nessuno mi da modo di farlo. Così io non posso parlare di mio marito e mi sembra che lui sia morto ogni giorno un po' di più, e invece forse se ne parlassi sarebbe più vicino a me. Non lo so. I miei figli non lo capiscono questo bisogno, loro non vogliono parlare del padre. Forse un giorno se la sentiranno, ma adesso no, e così io continuo a prendermi cura di loro ma nessuno si prende più cura di me.
Questo mondo è ingiusto, è.. egoista, ecco."
Me ne parli con la voce bassa, un po' roca, senza quasi alzare gli occhi dal tavolo, su cui disegni forme invisibili col dito. E io ti guardo e penso, vorrei avere mille orecchie, e potertele prestare tutte, e farti parlare di lui fino a farlo comparire qui, vicino alla tua sedia, sorridente.
9 commenti:
Ho la pelle d'oca.
C'è il momento del dolore pubblico, della "ritualità del dolore". Tutti chiedono, raccontano, ricordano.
Poi a poco a poco le voci si smorzano. La cosa più atroce del dolore è la quotidianità. Quando si deve tornare alla routine... e faresti qualcosa, qualsiasi cosa affinché qualcuno ti parlasse ancora un po' di lui/lei, invece di tacere "per non farti soffrire".
Un abbraccio.
nora, è vero. sembra che ci sia quasi un pudore a parlare di chi è morto, come se non si dovesse disturbare la sua memoria. ma se si è vissuti intensamente non dovrebbe fare piacere essere ricordati?
invece no, si affronta da soli, e si soffre mille volte di +. e magari la gente parla di cazzate per riempire l'aria di parole, senza che si possa affrontare l'unica cosa che si vorrebbe davvero.
Sì, a volte la gente pensa erroneamente che non parlando di una persona defunta si limiti il dolore, si incoraggi chi è rimasto a guardare avanti, come a dire "non te ne parlo, o peggio, non te ne faccio parlare, così ci pensi di meno" (!!!!) come se evitando l'argomento il dolore si affievolisse....
Ognuno reagisce con i propri mezzi...però è vero che la gente ha sempre meno mezzi (o interesse?) a reagire in modo sensibile alla sofferenza....
invece di cercare affannosamente le parole per consolare e distrarre basterebbe a volte renderci solo disponibili ad ascoltare.
Mi è capitato proprio 10 giorni fa di andre a trovare una collega che purtroppo a febbraio ha perso la figlia di 26 anni. Pensavo avremmo parlato di tutto fuorché di lei, e invece si è aprta tantissimo. Dopo due ore eravamo in lacrime entrambe. Il dolore, come la gioia, vanno comunicati, altrimenti è difficle elaborarli.
kalì, corie, è vero... quello che diceva questa donna è proprio che la morte le ha fatto capire quanto sia difficile trovare delle persone disponibili. poi, che non sia facile stare ad ascoltare una persona che soffre, specie se non hai alcuna soluzione per il suo dolore, è verissimo. ma la disponibilità ad esserci comunque, ad ascoltare davvero, può fare meglio di mille parole dette.....
grazie ad entrambe!!!
E' la stessa sensazione che ho provato io, dopo la morte di mia mamma. Prima non voelvo parlarne, che fa male ricordare cazzo, apre la voragine dell'assenza. Ma poi col tempo mi sono accorta che così la facevo sparire del tutto dalla mia vita, da quella degli altri. Che noi siamo anche 8soprattutto) ciò che lasciamo in eredità agli altri, di noi stessi, quello che racconteranno di noi e vivremo ancora in quelle memorie condivise... Perciò ho imparato anche che quel mio bosogno, di parlare di lei, di com'era e come pensava, ha permesso anche ad altre persone di conoscerla un po' meglio, un po' di più...o per la prima volta. e a me di continuare a sentirla parte della mia vita.
nina, tanti poeti dicono che chi muore vive solo dentro di noi. è un modo diverso di vivere, certo, manca della fisicità della vita, ma se lo teniamo dentro ci facciamo accompagnare nella nostra esistenza e non dimentichiamo tutto quello che abbiamo condiviso.
grazie, cara.
questo post mi ha toccato l'anima e non riesco a non pensarci...
è vero nessuno, anche gli amici più intimi, sa come stai, sa cosa provi o vuole ascoltarti... ma penso che sia perchè si sentono impotenti... e forse non vogliono mettere "il coltello nella piaga"... o forse hanno solo paura di toccare con mano quella sofferenza che potrebbe essere anche loro...
non lo so... ma a volte chi la vive si sente tremendamente solo...
kikka, è così, e purtroppo + si è soli e + si perde anche la possibilità di condividere il ricordo di chi s'è amato ed è morto.
questo è straziante, per me.
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