Certe cose non cambiano mai.
Altre, per fortuna, sì.

mercoledì 21 novembre 2012

A M.

La prima volta in cui ho sentito parlare di te è stato quando la mia amica L, tua sorella, mi ha raccontato la tua storia.
"Sai, quando mi sento davvero a terra penso a mia sorella, lei ha scoperto da poco di avere un tumore... Sì, è triste, ma dovresti vederla come lotta! Una leonessa!!! E' lei che incoraggia noi e ci sostiene, anche se cerchiamo di non farle vedere la nostra preoccupazione. E' forte per se stessa, per il suo bimbo che ha 3 anni, e per il suo compagno che le sta vicino..."
Sul momento ho pensato: a 23 anni come si fa a vivere con questa spada di Damocle sulla testa, gli esami, i test, l'attesa dei responsi, e ogni minimo mal di pancia ti sembra l'avvisaglia di qualcosa di peggiore...

Ma mi ha colpito ancora di più la forza che mi trasmetteva L. parlandomene. Mi ha fatto pensare a te come ad una persona piena di luce, di positività. Di quelle che mali così li sconfiggono.

Poi la vita si riprende i suoi spazi, senza tante cerimonie, e la mente si riconcentra su ciò che stai vivendo in quel momento.
Il trasloco, la città nuova, e il lavoro?, lo troverò mai un lavoro? Sarà bello? Oh come è tutto nuovo qui...

E certe immagini mentali, di questa ragazza così giovane che non hai mai visto ma di cui immagini gli occhi così simili a quelli di L., ti si parano davanti agli occhi in momenti inaspettati, e ti chiedi: chissà come sta M.


Finchè ieri sera a mezzanotte e venti non ho ricevuto un messaggio da mia sorella, che mi diceva: M. è in rianimazione. I medici dicono sia molto grave.
Mi sono alzata dal letto e mi sono messa a recitare per te, perchè stessi bene, perchè il tuo corpo sopprimesse quella schifezza che ti stava mangiando da dentro.
E stamattina mi dice che hai smesso di soffrire, proprio così. Hai smesso di soffrire. Mi dice che ti avevano operato allo stomaco, te l'avevano tolto tutto, ma qualcosa lì dentro aveva fatto presa su altri organi e quindi ti avevano... svuotato. E tu eri così stanca, forse, che hai ceduto.

Mi dispiace non averti conosciuto, M.
Il tuo dolore non lo immagino, ma continuo a piangere senza poter smettere pensando a tua sorella, a L. così forte e sempre energica e positiva, che stamane ha scritto "La M. è morta, ma non riesco a dire che non ce l'abbia fatta". Pensando al tuo bimbo che conoscerà sua madre attraverso le foto in casa, e i racconti del papà che ti terrà viva parlandogliene. E a lui, che meno di un mese fa ha voluto sposarti anche sapendo dell'operazione incombente, del tumore maledetto, perchè ti amava e perchè tu fossi più serena, forse.


Non so con chi dividere queste lacrime. Provo a dirmi che ognuno ha le sue, e stamane pensavo di reggere bene. Ma adesso mi sembra tutto troppo pesante, così brutto. Anche questa giornata di sole e aria tiepida mi sembra bella ma cattiva.
Forse è giusto prendersi il tempo per piangere su cose simili.
Così inutile, eppure così necessario.

mercoledì 14 novembre 2012

Oh my.

Le definizioni facili finiscono per appiccicarsi con troppo anticipo alle cose.

Anche quando ancora non sai cosa ne verrà fuori, cosa potrebbe nascere, se nascerà qualcosa.


Quindi chi per abitudine lavora di fantasia come una pazza si ritrova a domandarsi se la prima uscita serale col tipo simpatico conosciuto da pochi giorni, con cui si passano ore a chattare - quelle chiacchierate serali con le luci basse, quando ancora ogni dialogo è una sorpresa, ogni battuta uno scoppio di risate, ogni sciocchezza fa pensare: ma dice sul serio? Ma mi prende in giro? Ah, non dire così che arrossisco... - con cui ci si cerca qualche volta al giorno per informarsi su come va, che si fa, con cui si passa in fretta dal "beh allora buonanotte, sissì anche a te, allora ciao..." al "perchè non ci si vede così parliamo di quella cosa interessante di cui mi dicevi prima, e ti piace la birra? Ah sì? Quale? Conosci quel posto? Allora ti ci devo portare..." - dicevo se la prima uscita serale col tipo di cui non si sa l'età (potrei azzardare mio coetaneo, se è un 26enne che li porta male mi appicco) e di cui non si sa se sia libero, sia un


APPUNTAMENTO


o 'na roba fra amici. 

(No, non sto affatto puntando al bagno per il silkepil. No, davvero!)
(E no, non è che io non esca con un uomo da un sacco di tempo. Ma vah!!)

giovedì 8 novembre 2012

Pago pegno: la mocciosa.

Non so se sia quel tempo balordo e bellissimo che mischia cielo azzurro, sole tiepido e aria gelata appena si è all'ombra, o forse un po' di fatica mentale e fisica. Non so se c'entri fare avanti-indietro da casa al centro con la bici anche 2 volte al giorno, il che sono 20 km in mezzo al traffico, sulla strada cercando di non finire fra i binari del tram (caduta garantita) o sui marciapiedi a scampanellare e chiedere scusa a tutti mentre li schivo.

[n.d.r. l'altro ieri non ho schivato un tipo. Usciva da un negozio un po' di fretta, e io ero come sempre sul marciapiede. Gli sono piombata addosso come un tir sul fagiano a bordo strada, l'ho travolto, mi sono scusata quasi in lacrime. Lui consolava me dicendo che andava tutto bene, tutto a posto, non mi sono fatto niente. Stai serena. Si è allontanato zoppicando. Io ho pedalato tutto il giorno a 0,003 km all'ora].

Non so da che dipenda, insomma, sta di fatto che da ieri sono ufficialmente una mocciosa.
Starnutisco, tossicchio un po', ho la voce di una che parla con un mandarino in bocca e un cuscino premuto sul naso.
Una goduria.

Ieri ho tenuto botta e sono uscita ugualmente, per un pranzo che spero tanto si rivelerà utilissimo (ho coinvolto una cugina adorabile per chiamare i suoi mille contatti torinesi e aiutarmi nella ricerca) ma oggi non mi muovo da qui. Letto, plaid, borsa dell'acqua calda, fazzolettini ovunque, tè caldo, pensieri e PC.




Per fortuna ci sono miele, propoli e vitamina C da prendere, anche se più tardi mi farò un giro anche con loro.






Mi consolo con il pensiero che oggi è nata una cuginina nuova di zecca, benvenuta piccola C ^__^

E poi c'è lui, il pacco. Una delle gioie di vivere fuori casa è quella di ricevere lo scatolone contenente varie ed eventuali (nel mio caso vestiti pesanti che non mi ero portata prima, piumini e guanti, cappelli e sciarpe eccetera) in cui non manca mai qualcosa di buono, di dolce, che ti fa gongolare mentre spacchetti tutto, strappi lo scotch, tagli la carta.
I miei si sono superati con della cioccolata al caramello che farebbe piangere i sassi, e sotto influenza ci sta come nu babà!!

E così mi godo (circa) anche questa gironata di riflessi rallentati, pensieri che girano a vuoto come se si stessero sfilacciando, e un po' di riposo. Chissà che non passi tutto molto molto in fretta!
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