Certe cose non cambiano mai.
Altre, per fortuna, sì.

mercoledì 25 luglio 2012

E' tutta esperienza.

Il saggio e splendido Randy Paush, nella sua last lecture, ha detto che "l'esperienza è ciò che ottieni quando non ottieni quello che volevi".
Ovvero, volevi arrivare là, ma hai fatto uno scivolone e ti sei fermata ben prima.
Vabbè, ciccia, è sempre esperienza.


Io ne ho accumulata un po' proprio negli ultimi giorni, grazie al colloquio con quel genio sconfinato che mi aveva proposto un lavoro.

Quindi. Ci vediamo lunedì mattina, incontro rimandato per 2 volte in pochi giorni (iniziamo splendidamente).
Dopo aver passato 3 ore a parlare e approfondire vari argomenti, ho fatto la decisa e gli ho detto: uè nini, vogliamo parlare anche un attimo di soldi?
Perchè per la gloria non ci lavora nessuno, mi pareva bellino dirtelo.
Quindi?

Lui mi dice di fargli una proposta commerciale, io mi trovo un po' a disagio (se mi proponi un lavoro dovrai pur avere in mente anche una retribuzione per quel lavoro, no? NO?) ma gli dico cosa mi parrebbe uno stipendio onesto.
Lui resta zitto.
Io, in tono compassato, glielo motivo: nonostante nel primo periodo il lavoro non potrà prendere pieno slancio (questioni di tempi tecnici dovuti a contratti con l'estero, beghe varie ecc ecc) , io mi dovrò studiare tutte le specifiche che al momento non conosco, vedi contrattualistica, rapporti con aziende pubbliche e private, richieste alla CE, relazioni passate, più tutta la parte tecnica che non ho manco mai visto in cartolina.
E il tempo che studio, visto che non è che mi leggo i libri sui tarocchi o gli articoli di Cioè, mi aspetto che venga pagato.


Lui a quel punto mi dice: eh, ma mica serve. Quando inizierai a lavorarci, su certe cose, le imparerai automaticamente.
AUTOMATICAMENTE.
Amico mio, io non so se nella vita tu abbia mai studiato una bella miseria di nulla, ma io non ho mai imparato mai niente automaticamente. Manco Harry Potter. Per imparare qualcosa, per familiarizzarci, devo leggere e studiare e informarmi e capire. Di automatico c'è proprio poco.

(ovviamente la sua risposta mi ha fatto capire subito che lui non aveva intenzione di pagarmi quel tempo, e quindi la discussione diventava un po' senza senso. Ma così, giusto per soddisfazione, gli ho chiarito ancora un paio di punti)


Primo, gli ho detto che per me studiare era necessario, che non mi sarei mai messa a lavorare in un ambito che non conoscevo rischiando di dire cazzate immani, o di farmi fregare da chiunque. Non era così che ero abituata a lavorare, e non l'avrei fatto per fare un favore a lui.
Secondo, se la mia proposta gli sembrava eccessiva, che rilanciasse; ne facesse lui una, sarebbe stata pure ora.

Al che lui ha usato le parole magiche: no, dimmi tu, ma regolati con equilibrio e spirito di sacrificio.
Spiritodechè?
Mi sono trattenuta dal ridere. Per un attimo mi è venuto il sospetto di essere in una candid camera, tipo mi starai prendendo per il culo? Non solo non mi fai una proposta commerciale manco per sbaglio, la fai fare a me; io te la faccio, tu la bocci e mi dici ritenta? Ma con spirito di sacrificio?
Ma te la mattina ti mangi le tazze di latte e scemenza, mi sa.

Così l'ho guardato, senza sapere se ridere o stare seria seria, e gli ho detto: sai che penso? Che forse tu non cerchi una collaboratrice, tu cerchi un'anima innocente che si emozioni all'idea di prendere due lire, che prenda il lavoro come quello che deve pagare la pizza del sabato sera, che non abbia tempo da perdere a imparare nulla. E guarda, forse sono stata anche io così, ma tanti anni fa. Prima di un sacco di esperienze. E ora non mi posso cucire la bocca dicendo "meglio qualcosa che niente, prendili pochi maledetti e subito e taci". Perchè va bene tutto, ma quello che mi proponi tu è tutt'altro che un lavoro, è una presa per il culo precisa.

Mi sono alzata, gli ho stretto la mano e gli ho detto buona ricerca per la prossima persona.

Mentre uscivo, dicendomi "coraggio, alla fin fine è stata un'esperienza" lui mi dice: se cambi idea richiamami, eh.

Pensando "trattieni il fiato, nell'attesa!", gli ho risposto così:

giovedì 19 luglio 2012

Domattina.

Io i compromessi li odio.
Nella vita letterario-cinematografica i personaggi non scendono a compromessi.
Nè con se stessi, nè tantomeno con gli altri.

Vanno dritti per la loro strada e alla fine trionfano. O marciscono, insomma.
Comunque, non li accettano.


Domattina vedrò la persona che mi ha proposto una collaborazione di lavoro.
Dopo due incontri di spiegazioni, chiarimenti, approfondimenti e tutto il resto, va in scena il classico "o la va o la spacca". O ci mettiamo d'accordo in modo definitivo oppure smettiamo di parlarne che tanto non serve.


Quello che sto cercando di dirmi, da due giorni a questa parte, è che io di compromessi ne devo accettare. E fin da subito, tanto per rendere il boccone già mezzo indigesto.
Perchè le condizioni di lavoro potrebbero non essere ideali, perchè la personalità del(l'eventuale) capo mi è a dir poco ostica, perchè la scarsa chiarezza mi lascia sempre un po' di prurito addosso. Un disagio.


Però, c'è da dire che aspetti positivi potrebbero essercene.
E il momento forse non è proprio quello di fare i supersofisticati, no?


Comunque domattina andrò lì col mio brevissimo elenco di conditio sine qua non da rispettare, perchè va bene il bisogno e il desiderio di lavorare ma il rispetto di sè meglio non perderlo (quanto meno per questo, potrebbero esserci tante altre valide ragioni!)
Mi sono consultata con alcune persone, ho ascoltato i loro suggerimenti e poi ho elaborato i pensieri.


Quello che vorrei dall'incontro di domattina è una sferzata di entusiasmo, di voglia di mettersi in gioco, di iniziare una cosa nuova e interessante.



P.S.: non posso negare che a volte si senta il bisogno anche di piccole, ingiustificate e inspiegabili soddisfazioni. Per cui, se non dovesse andare in porto, voglio essere io e non lui a dire "grazie per la chiacchierata interessante, ma ritengo che entrambi stiamo cercando qualcosa di diverso. Arrivederci."

domenica 15 luglio 2012

Randomly silly.

Ovvero quando i colpi di calore, o la stupidera tipica della 14enne, ti travolgono Juppi e Jeppi, i 2 neuroni rimasti nella testa. E non ci capisci più un tubo.

In rigoroso ordine sparso:

. sabato mattina (udite udite) ho fatto un colloquio di lavoro. Ebbene sì, ebbene io.
E' stato molto divertente assistere, quasi come uno spettatore esterno, alla scenetta che offrivamo: da un lato del tavolo io, in camicetta-gonnellina al ginocchio-tacco alto da "sì certo sarà pure un colloquio ma ci sono quasi 30° e non sono le 9, quindi mi prendo la licenza poetica di venire coi sandali". Dall'altro lui, coriaceo ometto dall'età indefinibile (65? diciamo anche 70?) che è partito con il più classico "parlami di te mia cara, e che aspirazione hai, e come vedi questo paese, e come identifichi bla bla bla" per poi passare a "morti de fame, semo 'n paese de morti de fame, non c'è più voja de fa' niente, i giovani d'oggi so' 'na disgrazia, dei cretini senza cervello e senza spina dorsale!"
Io annuivo composta, sentendomi vagamente preda di qualche scherzo del destino, con la voglia di ridere e l'espressione tirata da gatta sul tetto che scotta.
Il progetto, nonostante la presentazione non proprio esaltante (...) sembra intrigante. Ovviamente c'è da capire quanto sia serio e quanto non sia, invece, superfuffa -dai, speriamo tutti insieme di NO.

. venerdì pomeriggio sono stesa sul lettino del kinesiologo, che cerca di sondare gli insondabili e misteriosi problemi che ho alle articolazioni. Essendo un approccio olistico, per capire se ci sia un'origine psicologica o emotiva mi invita, fra mie risatine, a scandire la tabellina del 2 (giuro) e poi a intonare una melodia senza parole.
Ghignando inizio, e in pochi secondi realizzo, con un sussulto di sgomento, che sto intonando la marcia nuziale.
LA MARCIA NUZIALE.
IO.

Con un salto di tono degno di un sordo dalla nascita cambio la melodia inserendo dei pereppeppè - turuttuttù e la faccio diventare una cosa scema e priva di senso, giusto per evitare la risatina sardonica del dottore accompagnata dall'inevitabile domanda "abbiamo voglia di sposarci, eh?"
Argh.


. da qualche notte a questa parte faccio sogni. E fin qui, tutto ok.
Il fatto è che i sogni riguardano me e svariate altre persone, di sesso opposto, coinvolti in quelli che si potrebbero definire incontri ravvicinati di quel tipo (non tutte insieme, ndr). La cosa assurda è che le persone le conosco, voglio dire non sono i classici sconosciuti senza volto su cui fantasticare un attimo e da dimenticare subito dopo. Sono amici, conoscenti, ma soprattutto sono dei CRETINI. Giuro.
Sogno questi coinvolgimenti molto fisici con gente di cui conosco la stupidità aberrante, con tanto di particolari che eviteri di discutere proprio a gran voce, e la mattina mi sveglio e mi dico: capperi, ma tutto 'sto popò di esercizio ginnico proprio con un pirla del genere? Ma non poteva essere il vicino di casa tenebroso? Il commesso del negozio di lampadine? Un tizio qualsiasi? Proprio quel demente lì?
E mi do della scema.


Non so bene cosa voglia comunicarmi il cervello, ma temo sia comunque tardi per porre un rimendio.

mercoledì 11 luglio 2012

Strade da prendere.

La finestra aperta alle 4 di mattina (con zanzariera abbassata, ovvio!) permette a quell'arietta leggera, fresca e riposante di accarezzarti la pelle e farti pensare: che bello.
 

Ovvero, alle 4 io consiglierei a tutti una bella fase REM avanzata, possibilmente con sogno incluso di supereroi a caso; ma io consiglio bene e razzolo male, quindi stamattina ero lì a godermi qualche respiro che non sembrava colla liquida e a riflettere su alcune cose.

[premessa: avendo sempre preferito la notte al giorno, sono convinta che i pensieri migliori vengano fuori fra le stelle. Per questo in genere se non dormo, la notte penso a un casino di cose.
Stanotte è stata la sagra del "ti prego staccati, cervello. ti prego. eddài"]


E' da giorni che cerco di convincermi dell'assoluta necessità di rientrare nel mondo-del-lavoro.
Quello spazio-tempo che caccia via a pedate gente della mia età, che la frustra (e a volte le frusta pure) cercando di convincerla che occupare un sacco di ore a far cose che spesso non piacciono (e se piacciono è già una botta di culo enorme) per aver in cambio uno stipendio, sia la cosa migliore e più saggia in cui investire il proprio tempo.

Quel mondo in cui spesso ad un impegno oggettivo corrisponde uno stipendio che non fa realizzare le proprie ambizioni: comprare una casa, mantenere una famiglia, continuare a studiare, e via andare.

Non è così per tutti: ci sono persone felici del lavoro che fanno, soddisfatte dei soldi che prendono e degli impegni da portare avanti. Non dico che le invidii, perchè l'invidia è 'na brutta bestia come si dice: ma sono felice per loro, le "uso" per ispirarmi.

Io stamane, nell'arietta frizzantina come un prosecco gelato, mi dicevo: sono pronta? Per cosa?
Sono pronta a tornare a fare un lavoro d'ufficio (la maggior parte dei lavori fatti sono stati d'ufficio) per prendere un migliaio d'euro (più o meno) che, tolte le spese di un affitto e le rate dell'auto, mi premetterebbero di campare e arrivare alla fatidica fine del mese?
Sono pronta a farlo? Perchè da lì sono già scappata, e non una volta, per concedermi il lusso (lo so che è un lusso) di tentare di fare ed essere qualcosa di diverso.


Sono ad un bivio. 
Da una parte il bisogno di soldi, di stabilità economica (mi fa sentire un'opinionista politica usare questi termini) mi spinge a dire: prendi quel che capita. Non arrivare alla fine dei fondi che hai da parte, tanto lo sai che se vuoi costruire qualcosa ti serve lavorare, non sei mica la figlia dei Rothschild.
Dall'altro i pensieri mi girano nel cervello come strascichi di seta: non tornare a fare qualcosa che non amavi per poi sentirti di nuovo in gabbia; continua a perseverare, dedicati a ciò che ami; non smettere di pensare di poter DAVVERO diventare ciò che vuoi.

Quando i pensieri occupano la mente anche alle 4 di mattina, mentre l'aria fresca inviterebbe a dormire e le lenzuola non sembrano riscaldate dal phon, vuol dire che si sta avvicinando il momento di prenderla, 'sta maledetta decisione.








Aaaargh.
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