Certe cose non cambiano mai.
Altre, per fortuna, sì.

mercoledì 31 agosto 2011

Un po' di luce.

A volte le persone possono fare delle sorprese inaspettate che ti lasciano proprio senza parole.

Per dire. Ieri il papà della Tina se ne esce con "ho mandato alla Tizia l'indirizzo di un blog (oh cielo, sappiamo anche cos'è un blog?) che scrive una donna alle prese con un cancro in metastasi".

Aleeeeeeè!

La Tizia è una ex collega paterna che sta affrontando, oltre ad un tumore di quelli che ti fanno impressione solo col nome, l'abbandono del marito che "non se l'è sentita di affrontare tutto questo".
Nessuna polemica o giudizio, davvero. La Tina non può sapere cosa voglia dire scegliere di stare accanto ad una persona che sa in partenza non guarirà mai da certe cose.

Però la Tizia s'è trovata a combattere... Beh, mica una battaglia semplice. Diciamo una guerra termonucleare con lancio di bombe a grappolo, e probabilmente allo stupore doloroso della malattia e delle cure conseguenti si somma quello di vedere lui andare via, e di sentirsi sola. Ma sola come non esiste al mondo, sola da nessuno può capire quello che sto affrontando.

Il papà della Tina, che è suo amico e vorrebbe fare qualcosa ma è difficile sapere cosa, le ha detto di leggere questo blog, sperando di provocare una reazione in lei. Non potrò guarire, ma posso affrontare questa cosa. Posso parlarne, posso condividerla, posso chiedere aiuto quando sto male e la sola tentazione è chiudermi in una stanza da sola e aspettare di crepare.

NO.
Puoi aprirti. Perchè forse farlo non servirà ad allungarti la vita ma può dare coraggio a chi sta affrontando il tuo stesso inferno. E in certi momenti, il solo contatto - anche virtuale - con chi davvero capisce quello che affronti può essere quello che ti salva, che ti fa sorridere, che da un po' di senso al tutto.


Nel nostro piccolo, ognuno di noi affronta le sue beghe. Chi le scansa con grazia, chi ci si fa travolgere stile tzunami, chi ci affoga un centimetro alla volta.
Nessuno ha la bacchetta magica per risolvere i problemi degli altri, grandi o piccoli che siano.
Però da un piccolo sforzo nostro può venire fuori un risultato insperato per qualcun'altro, e quindi per noi stessi.

Come dice il saggio, se accendi una lanterna per illuminare il cammino del tuo vicino, anche il tuo ne sarà rischiarato.



Apriamoci, anche quando ci sembra di non avere nulla di buono da dare.
Non sappiamo quello che gli occhi degli altri potranno vedere in noi.

venerdì 26 agosto 2011

Caro amico ti scrivo

...Così mi distraggo un po'.

No, non è nostalgia da Lucio Dalla e il suo L'anno che verrà, è che la Tina sta facendo la lista mentale delle cose che vuole dire al suo amicodelcuore che finalmente, dopo mesi di attese e di rimandi e di false speranze, si fa rivedere nella contea Baggins.

Forse sarebbe stato davvero meglio scrivergli una lettera, perchè già sa che in questi pochi giorni si perderà parte delle cose che gli vorrebbe raccontare. Che magari sono successe un po' di tempo fa e sono momentaneamente nascoste dietro altre più recenti, o più importanti.


Però...
La Tina è una grafomane. Da ragazzina era un'accanita scrivana di lettere, rigorosamente a mano, ovvio. Lunghe lettere su carta bianca, colorata, a quadretti, con gli orsotti sopra. Qualunque cosa pur di poterla riempire di righe sghembe e pezzi di vita, da quella importante ai fatterelli quotidiani che se non fossero scritti proprio a quella persona sarebbero solo delle sciocchezze.


Se la ricorda ancora la lunga relazione con un amico speciale, lui 17enne e lei 18enne, ai lati opposti del paese ma vicinissimi di testa e di cuore. Una storia fatta di lettere, lunghe, frequenti, attese con sbirciate furtive alla cassetta della posta ogni mattina.
Le telefonate erano rare, si era ancora in casa coi genitori che cronometravano le chiamate ringhiando, in attesa di una bolletta sempre troppo cara.


Ma scrivere, che piacere! Che voluttà, prendere la lettera e soppesarne il numero di fogli prima ancora di aprire la busta, strapparla con cura, tirare fuori il malloppo agognato e immergercisi dentro staccando la spina da tutto e da tutti.
Non esisteva altro, con quelle lettere in mano.
La Tina si sistemava anche i capelli prima di leggerle, ché era un po' come trovarsi davanti a lui e voleva essere bella.



Anche una mail è bella, sì. Ma ha un altro sapore. E' immediata, funzionale. Ma non c'è la grafia che conosci, che rende la lettera diversa da qualunque altro foglio tu possa stringere fra le dita.
Non ha peso da sentire in mano, e anche se la stampi sembra così anonima....

La Tina si è evoluta, passando dal manuale al digitale. Il suo libro è tutto nel pc, tranne per il moleskine color oro pieno della sua scrittura delirante.
Ma vuole ricominciare a scrivere lettere, a prendere fogli di carta e lisciarli con la mano, a sentire il peso della penna fra le dita mentre si affatica il braccio a forza di racconti.

giovedì 25 agosto 2011

Incubi e protettori

Nottataccia, questa della Tina.

Il suo simpatico cervello si è sbizzarrito in sogni orridi, di cui ha ancora pochi ricordi - a differenza di molta gente che ricorda i sogni appena sveglia e poi li dimentica, la Tina se li ricorda lentamente nel corso della giornata e verso la fine le rispunta in mente tutta la storia.

Ma anche se non li ricorda sa che s'è svegliata che era ancora notte buia, e lo sa per certo perchè dorme con la tapparella alzata per via del caldo. Si è un po' calmata e ha cercato di riaddormentarsi... riuscendoci, ma con qualche residuo di ansia che la faceva svegliare di quando in quando.
Insomma, c'ha un sonno che casca.

Siccome è soggetta ad inbubi e deliri notturni con storie complicate, ricche di particolari e di odori suoni e colori, nel corso del tempo ha cercato di trovare un modo per non farsi fregare preziose ore di sonno dai brutti sogni.


Stamattina presto ha avuto un'epifania.
Ebbene sì, la Tina chiama a raccolta i piccoli quardiani del sonno per accompagnarla silenziosamente lungo la notte, nei sogni belli e in quelli meno, scacciando le cose paurose e camminandole accanto mentre si avventura in giro.
Sono loro.


Lo so, sono supertenerosi.
La Tina li ha scoperti guardando Mononoke, un anime giapponese superbello.
Loro sono spiriti protettivi della foresta. Si muovono in silenzio su alberi e radici, appaiono per accompagnare un po' chi vi si avventura. Possono sembrare un po' sinistri con quel loro colore bianco gesso e gli occhi bui e le piccole bocche rotonde, ma in realtà sono creautrine belline.

La Tina ha deciso che li chiamerà a raccolta prima di addormentarsi, più ne vengono e meglio è, per far sì che le sue notti diventino passeggiate rilassanti nei prati della fantasia e non scorribande da urlo nelle paludi degli incubi.

Spiritelli, ci sarà da divertirci!
...Chissà se verranno anche per il pisolino di metà mattina....

mercoledì 24 agosto 2011

La serata chic

Iera sera la Tina si è concessa una serata proprio bella.

E' stata organizzata da un amico di vecchia data, che forse ha realizzato il suo desiderio di sentirsi... coccolata.

Per sua fortuna, la Tina era uscita in vestitino corto e tacco alto, un connubio che ben si sposa con le gambe lisce e abbronzate dell'estate.
Lui si è fatto trovare ad attenderla vicino alla macchina con una rosa rossa in mano, romanticamente avvolta nel tessuto, e un complimento a quanto fosse bella.

- se qualcuno se lo stesse chiedendo, no, non è così che si salutano in genere. Sono un po' più spicci, ecco. Ma quella di ieri era la serata chic.


Dopo un viaggio in macchina a chiacchierare ed ascoltare musica, lui l'ha portata qui.


Hanno preso posto al tavolino sotto l'albero, con una luce morbida a bagnare il tutto.
Alla Tina piacciono queste atmosfere un po' fuori dal tempo. La piccola abat jour sul tavolino, il suono del pianoforte o dell'arpa in sottofondo, gli alberi alti che si perdono le cime nel buio, i vialetti illuminati che si srotolano pigri verso non si sa dove.

Un cameriere gentilissimo e sorridente ha iniziato a portare acqua, vino - un ottimo bianco campano, fresco al punto giusto - e la sospirata cena.
Un tortino di patate e funghi con crema di formaggi dolci, delizioso, da mangiare a forchettate piccole mentre si chiacchiera e si ride di cose sciocche, o serie.
Un risotto carnaroli con melone e porto bianco, di cui godere ogni forchettata mentre si assapora il profumo e il sapore, si parla piano e si pensa: sto proprio bene.


La Tina ha una passione per i pasti lenti, goduti. Specie se sono così buoni.

Per concludere la cena, la Tina si è gustata anche un tortino di cioccolato fondente con gelato al cocco, che apriti cielo, oltre ad essere buonissimo, è stato anche accompagnato da un passito sconosciuto ma profumatissimo e fresco.
A fine serata, alzando gli occhi e interrompendo le chiacchiere, hanno realizzato che erano rimasti nell'intero ristorante solo loro due, e hanno graziosamente lasciato il tavolo ringraziando per la bella serata.

Per continuare a godersela, sono andati a fare una passeggiata sul lungo lago, certo non aiutati dai tacchi alti della Tina che però... chi bella vuole apparire eccetera eccetera. E non è che lei ne soffrisse, per fortuna, solo non aiutavano a mantenere un equilibrio eccelso.
Hanno continuato a parlare, di cose serie e di sciocchezze. Hanno guardato le stelle. La Tina s'è sentita dire quanto fosse bella.

A fine serata, con la patina simil-romantica un po' piegata dal fatto che lei viaggiasse coi piedi sandalati fuori dal finestrino e cantasse ridendo pezzi truzzi, sono tornati a casa dove lei ha salutato il suo amico con una bella riverenza, stringendo la sua rosa rossa come una navigata reginetta da concorso di bellezza.
L'ha ringraziato per la serata bellissima ed è tornata a casa, un po' ondeggiante, sorridendo.

lunedì 22 agosto 2011

Le parole che ho detto... troppo.


Ci sono occasioni in cui la vita ti vede un po' persa, e sospirando si prende cura di te e decide di darti qualche indizio utile a continuare il cammino, qualunque sia.
(la vita della Tina si sta chiedendo quanti ne debba seminare per terra perchè 'sta stordita si svegli, e scuote la testa).


Comunque!

Le è capitato sotto mano un libretto, una cosa leggera, meno di 100 pagine di saggezza concentrata.
Il libro, aperto a caso, si è fermato su una pagina con un elenco.
Breve e conciso:

Le parole che ti tengono legato al passato, e non ti permettono di evolvere.


Acciderboli! Potrei proprio dare una sbirciata a quello che dice, visto l'umore cadaverino dei giorni passati e la sensazione di essere una polpetta di amebe immobile e senza senso...


IMPOSSIBILE


NON POSSO 


PROVERO'


LIMITAZIONE


SE SOLO


MA


COMUNQUE

DIFFICILE


DEVO 


DUBBIO


OGNI PAROLA CHE METTE TE O QUALCUN ALTRO IN UNA CATEGORIA


OGNI PAROLA CHE TI PORTA A VALUTARE O A MISURARE TE O GLI ALTRI


OGNI PAROLA CHE TI PORTA A GIUDICARE O A CONDANNARE TE O GLI ALTRI


Su alcune la Tina ha dovuto riflettere un po'. Altre sono così lampanti, così... trasparenti. Quante volte i nostri dubbi ci frenano? Quante volte una parola di giudizio su un'altra persona fa sì che quella persona diventi ciò che noi pensiamo, senza possibiltà di cambiamento?
Quante volte ci costruiamo limiti, gabbie, dati dalla nostra scarsa fiducia in noi stessi?


La Tina queste parole se l'è dette... Bah, millemila volte. E non sta dicendo che da oggi non le dirà più, o diventerà un monaco zen tutto positività.
Vuole solo tenere a mente che ogni volta che dice una di queste parole, a se stessa o ad altri, non sta crescendo. Non si sta mettendo alla prova, non sta imparando nulla dalla sua vita.

Sta temporeggiando, con la testa sotto la sabbia.

E allora lei si scrive questo elenco sul blocchetto magico delle idee e dei pensieri sparsi, e se lo tiene a portata di mano ogni volta in cui la fiducia ha un picco verso il basso, o la positività va in ferie senza dire quando rientra, o il mondo diventa cattivo e sembra più facile buttarsi via.

(è un regalo per tutti coloro che lo desiderino.)

giovedì 18 agosto 2011

Appannata.

Quando incontri sulla tua strada una giornata così, vorresti poter nascondere la testa sotto un cuscino ed eclissarti per quella manciata di ore necessaria a farla passare.

Purtroppo non si può, anzi. Ti ci devi immergere, e cercare di dare una svolta.

La saggezza suggerirebbe tante cose giuste. Parla. Chiarisci. Spiega le tue ragioni, non arroccarti nelle tue posizioni. Risolvi.


Invece questa spietata umanità a cui non ci si sottrae guida in tutt'altra direzione.
Non ho voglia di chiarire nulla, di mettermi a spiegare con tono misurato il motivo delle mie rabbie. Non devo per forza risolvere tutto. Non sono la sorridente Mary Poppins.

Ho diritto ai miei momenti di buio, anche se fuori c'è una giornata luminosa come una lampadina a neon, azzurra e verde e limpida. Ma io sono buia dentro oggi, e mi covo un raffreddore di quelli che se non hai i fazzoletti a portata di mano è panico.

Voglio il sacrosanto diritto a sbattere le porte, a gridare la mia rabbia e la mia delusione.
A strapparmi le pellicine dalle dita per il nervoso, anche se poi sono le mie mani a risentirne.
A sentirmi sbagliata e insoddisfatta di me.

Forse ha ragione chi dice che quando si sta male sia più giusto chiudersi in se stessi e non ammorbare il mondo, chè tanto non si ottiene nulla. Ma oggi mi ribello anche al silenzio.
Al fare finta di nulla, all'aspettare che passi.
Verranno momenti migliori, ma certo. Però intanto vengono anche questi, che sono un po' tossici e fanno male e danno quest'impressione di sentirsi fumosi, appannati, stanchi senza una ragione.
Invisibili al mondo, o forse solo... poco importanti.



I demoni sono in gran forma oggi, o forse sono io ad avere le difese basse.
Mi sento un campo di battaglia invaso.

martedì 16 agosto 2011

Elogio alla lentezza.

Ha ancora il cuore che le batte forte, la Tina.
Stamattina, andando a fare la spesa al centro commerciale, un beneamato IDIOTA ha pensato bene di superarla sulla destra, con la corsia di sinistra occupata, rischiando di tamponarla.

Non è successo nulla, e il tipo è svicolato - non si sa come - fra guard rail, auto e moto con tanto di dito medio alzato.
La Tina ha reagito con la solita compostezza e grazia.


Dopo una quantità adeguata di maledizione, strilli e minacce, ci si è messi a ragionare su un paio di cose:

. io lo capisco che è il 16 agosto, le ferie sono quasi finite e l'odiato lavoro incombe come un'indigestione dopo un pranzo di nozze;

. posso capire anche la fretta, tipo alle 10.26 mi scade la promozione in offerta delle banane viola del Bangladesh e tu non capisci che IO DEVO AVERLE!

. è anche vero come dice la Littizzetto che la guida ci trasforma un po' tutti in Alexis di Dinasty - che la Tina non ha mai visto ma sospetta essere un personaggio proprio cattivissimo

ma alla fine, DOVA CAZZO CORRI??

E soprattutto, una volta che mi hai speronato, lo sai quanto tempo perdi?
Credimi, parlo per esperienza. Lo so.


Io spero solo che le banane viola del Bangladesh ti siano finite sotto il naso, arraffate da una signora che t'è pure passata sui calli col carrello pieno mentre il suo piccolo ti tirava su l'ultimo biberon di latte sul risvolto della giacca.
Ecco.

...e welcome back!

mercoledì 10 agosto 2011

Solo per lui.

Ma lui chi?

Una scoperta che condivido, dato che ignoravo fino a ieri della sua esistenza.

Lo scopro in un bar dove entro per caso, per un cappuccino.


Si chiama CHOCO KEBAB.
Avete letto bene.


E' lui.

Immaginate il kebabbaro di fiducia.
Solo che invece di carne di montone o agnello, sullo spiedo gira un bloccone di cioccolato gianduia di millemila kili, fatto rigorosamente a cremino bicolor da artigiani torinesi, esperti di cioccolato.

Invece delle scodelle di insalata, cipolla e pomodori ci sono vaschette di microbiscottini, meringhette, granella di nocciole e altre amenità.

Invece delle salse allo jogurt, al peperoncino, ci sono morbide cremine e panna montata.


Il procedimento è semplice e letale, si prepara una crepe - invece del pane pita - che viene riempita con cremina alla nocciola, panna montata, meringhette in abbondanza - se devi morì, mori con gioia! - e quelle morbide scagliette cioccolatose staccate dallo spiedo.

Dieta? What's dieta?

Ripiegata sui lati è pronta per essere sbran gustata.


Ps, la Tina aveva mai detto di essere golosa??

lunedì 8 agosto 2011

Letterina.

Salve di nuovo, gentili lettori.
Eccomi qui, sono Allegra.

Ripasso io per salutare visto che la Tina è momentaneamente sclerata presa in talune attività che è meglio non disturbare.

Volevo dire che lei col pensiero è anche qui, ecco. Davvero, pensa alle cose che legge, alle piccole e grandi evoluzioni che toccano le vite di ogni persona che blogga - e lei legge, legge di successi e crisi, legge di viaggi e malinconie e occasioni mancate e rivincite sui periodi sfigati.

Legge e riflette su alcune cose.
L'altro giorno le è capitata sotto gli occhi una frase, pronunciata da un attore: "non scrivo nei social network perchè non amo scrivere di me senza sapere se qualcuno sta leggendo".
Beh, è vero che anche postare nel blog è sempre un po' uno scoprirsi senza sapere se poi qualcuno passerà, leggerà, commenterà, troverà la cosa interessante o balorda, ecc.

Ma la Tina pensa comunque, davvero, che il blog sia davvero una cosa bellissima, per la possibilità di aprirsi e perchè no, accettare il rischio di vedere cosa succede da parte di chi legge.


E quindi la Tina ora vorrebbe anche essere qui, ma io, IO, oggi glielo impedisco.
Eh sì perchè dopo mesi, e non è che diciamo mesi per dire qualche giorno, parliamo di gennaiofebbraiomarzoaprilemaggiogiugnoluglioeadessosiamoinagosto che 'sta sciroccata pensava ad una scena, la immaginava, la cullava nella mente, la vedeva proprio, è riuscita a scriverla.
Giuro.
E' lì, sulla carta. Caratteri neri che si inseguono su foglio bianco.

Lo scoglio che sembrava irraggiungibile è stato superato, quindi le nostre vite possono continuare. Halleluja!

Forse, ma lo diciamo a voce bassina che sennò l'emozione ci travolge, abbiamo anche trovato il modo di dividere tutto il papirone scritto in capitoli.
Non fa tremendamente libro parlare di capitoli? Non è bellissimo?
Noi due siamo emozionate come delle pirla, davvero. Forse non riesco a farvi comprendere la bellezza che hanno tutte queste evoluzioni per noi... Ma sono felice di raccontarle.

Quindi, baci e abbracci dalla Tina, bentornato a chi è sceso dai monti ;) e prometto che torna qui presto.
Davvero!!!

Love love love,
Allegra.

giovedì 4 agosto 2011

Non è mia.

"Va serenamente in mezzo al rumore e alla fretta, 
e ricorda quanta pace può esserci nel silenzio. 
Per quanto ti è possibile, senza sottometterti, 
conserva i buoni rapporti con il prossimo.
Esprimi la tua verità con tranquillità e chiarezza, 
e ascolta gli altri, anche gli ottusi e gli ignoranti: 
anch'essi hanno la loro storia da raccontare.
Evita le persone prepotenti e aggressive:
esse sono opprimenti per lo spirito.


Se ti paragoni agli altri potresti diventare vanitoso ed aspro;
perchè ci saranno sempre persone superiori o inferiori a te.
Godi dei tuoi risultati così come dei tuoi progetti.
Conserva l'interesse per la tua professione, benchè umile:
è ciò che realmente possiedi nelle vicende mutevoli del tempo.


Sii prudente nei tuoi affari, perchè il mondo è pieno di tranelli.
Ma ciò non accechi la tua capacità di distinguere la virtù;
molte persone lottano per grandi ideali
e dovunque la vita è piena di eroismo.
Sii te stesso.
Soprattutto non fingere negli affetti 
e non essere nemmeno cinico sull'amore;
perchè, a dispetto di ogni aridità e disillusione, 
esso è perenne come i sempreverde.


Accetta con benevolenza la saggezza che viene dall'età
e lascia con serenità le cose della giovinezza.
Coltiva la forza d'animo per difenderti dalle calamità improvvise.
Ma non tormentarti con le fantasie.
Molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Al di là di ogni salutare disciplina, sii gentile con te stesso
Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle;
tu hai diritto ad essere qui.
E che ti sia chiaro o no, 
non c'è dubbio che l'universo vada evolvendosi come dovrebbe.



Perciò sii in pace con Dio, comunque tu lo concepisca
e quali che siano le tue lotte e le tue aspirazioni;
conserva la pace dello spirito pur nella rumorosa confusione della vita.
Con tutti i suoi inganni, le ingratitudini e i sogni infranti,
questo è pur sempre un mondo stupendo.
Stai attento e fa' di tutto per essere felice."

mercoledì 3 agosto 2011

E' qui. E' lui. E' lo sclero.

Breve ma intenso momento di sclero.


Lo dedico in particolare a due persone.
Ecco, è per voi, tenetelo e impacchettatevelo con cura perchè da me altri regali non ne avrete per un pezzo.




A te, amico mio caro, che quando mi senti al telefono la prima cosa che mi chiedi, la prima, è come mai?, come se per farti una chiamata io dovessi avere misteriosi secondi fini, come se non t'avessi già telefonato decine di altre volte, come se.
Che io come una povera illusa capisco come stai? e ti rispondo pure bene grazie! e tu? mentre tu insisti no dicevo come mai mi chiami?  Che t'ho disturbato? No perchè in caso dillo, neh, senza timidezza.
Brutto scemo che non sei altro.


E poi a te, amica mia bella, che ci sentiamo dopo settimane di impegni e sms senza risposta, ma mi dico che la rigidità non serve se hai voglia di sentire una persona e quindi ti chiamo per sentirmi raccontare tutto-di-te, come stai, che fai, impegni, gioie e delusioni, scazzi e pure le multe, e chiudo la chiamata senza che tu ti sia affannata a chiedermi e tu come stai?

Ecco. Questo è ciò da cui mi sento circondata ora. Disinteresse, sgarbo.
La vita deve avere un paio di conticini in sospeso con me e certamente sta cercando di insegnarmi qualcosa.
Però vita, pure te, che pall hem... grazie.


Graditi pat pat simbolici, incoraggiamenti, sana ironia. Astenersi non-c'ho-tempo.
Oggi va così.

martedì 2 agosto 2011

Anniversario.

L'umore di questi giorni apparirà molto più triste di quanto non sia in realtà. Sono solo riflessiva, e la morte non è poi l'argomento più triste che conosca.

Oggi è il 2 Agosto. 31 anni fa, nel 1980, alle 10.25 di mattina scoppia una bomba in stazione a Bologna che crea l'Apocalisse, come la chiamarono i giornali: 80 morti, 200 feriti. Uno squarcio nel muro della sala d'attesa che ancora adesso si vede, e che ogni volta mi dà i brividi. E l'orologio fuori dalla stazione, perennemente fermo a quell'ora, che tanto chi se ne frega di che ora è adesso se lì la vita s'è fermata.





Ho letto tante cose sull'argomento. Per un periodo, insieme alla strage di Ustica - anche lì bell'argomento... - , sono state cose su cui avevo bisogno di indagare, di capire.
Non tanto le dinamiche, quelle sono facilmente comprensibili.
Non solo le conseguenze, anche per quelle basta poco.

Ma non riuscivo a immaginare come si potesse negare con tanta ostinazione la verità, la realtà dei fatti.
Ho letto tanto. Articoli, libri. Saggi storici, commemorazioni. E m'è sempre rimasto un senso di irrealtà, come cavolo hanno fatto a sopravvivere i familiari? Quando passati i primi anni è stato chiaro che non si sarebbe mai arrivati ad una chiarezza definitiva?

Mi ha commosso leggere che gli alberghi della città avevano messo a disposizione le proprie strutture per i parenti delle vittime. Camere, pasti, un punto di appoggio mentre si procedeva al riconoscimento dei corpi, degli oggetti personali. Può sembrare scontato, ma in tanti altri luoghi questo non era stato fatto, e certamente fra le famiglie sconvolte ce ne dovevano essere alcune che in centro a Bologna una camera d'albergo non se la potevano permettere.


Come sempre in me si mette in modo la fantasia. Io immagino l'ansia di sapere che c'è stata un esplosione nella stazione da cui doveva partire.... Tuo padre, o tua madre. Il fidanzato. Tuo figlio. In un epoca senza cellulari, in cui non hai modo di sapere se è successo dopo che è già partito o prima ancora che arrivasse lì. Dove le notizie sono poche, frammentate, e urlate dal capotreno della stazione in cui aspetti, non sai se invano, il ritorno dei tuoi cari.
Cosa fai? Impazzisci. E dopo? Parti con la macchina? Ti siedi per terra e piangi? Urli, urli più forte degli altri? Quanto ci voleva 30 anni fa per riconoscere i cadaveri dilaniati da una bomba?

Perdere così una persona cara, senza aver avuto il tempo di capire nulla, dev'essere allucinante e schifoso. Dover istituire associazioni di parenti delle vittime per cercare di avere un po' di onestà dallo stato che deve coprire chi sa chi, fa quasi più schifo ancora.

Un pensiero, accompagnamoli anche solo un pensiero oggi.

lunedì 1 agosto 2011

God give me strength.

"...Che da quando è morto mio marito, sai, sembra passato un giorno e un'eternità, ma sono solo quanto, 2 mesi.. e da quando lui è morto io mi sono accorta che il mondo non è giusto, non è giusto per niente..
..E' fatto di persone che hanno bisogno di essere ascoltate, e basta. Nessuno vuole ascoltare a sua volta, nessuno riesce a stare zitto mentre tu parli e ti sfoghi, no...

"No, la gente vuole dirti la sua, vuole che tu sia disponibile a stare zitta e ascoltare, ma tu non pensi che io abbia bisogno più di te di parlare? Di raccontarti come sto?

"Mio marito. 35 anni insieme. Tu sei giovane, tu non lo sai... Sei giovane, ma dividere 35 anni con una persona... E' come averci passato tutta la vita, lo sai? Certo, ti ricordi di quello che c'era prima, di te da piccola, ma in realtà... La mia vita da grande a volte mi sembra iniziata con lui.

"Lo sai quante cose abbiamo fatto insieme? Quante se ne possono attraversare in 35 anni insieme? Tu non lo sai, nemmeno li hai 35 anni... Ma tutta la mia vita mi sembra trascorsa vicino a quell'uomo, tutta quanta, e ora mi guardo in giro e mi aspetto che lui entri qui in cucina e si prenda da bere, o in sala e accenda la TV, o in camera da letto per dormire... E non succede, ecco, non succederà mai più.
Mi sembra che tutte le cose di questa casa che ha costruito lui appena ci siamo sposati, per noi e per i figli che sarebbero arrivati, siano piene di lui, come se fosse esploso in un miliardo di corpuscoli che ancora galleggiano nell'aria, si appoggiano alle superfici, si riflettono nei vetri e nei lampadari.

"...Ma le persone non hanno il tempo di ascoltare, non lo trovano mai, sono così impegnate, e allora come puoi spiegarglielo che la tua casa respira ancora tuo marito che è morto quanto, 2 mesi fa?
Le persone vengono qui per consolarmi, e dopo un minuto che io parlo sono piene di parole da dirmi e di pensieri loro che non c'entrano niente con noi due, e io non riesco a raccontare nulla di lui..


"Amava così tanto una città. Così tanto! E mi diceva a volte, **** noi dovremmo andare lì insieme, perchè è bellissima, e ti innamoreresti, e sarei contento di andarci con te e di fartela vedere.. E poi lo sai cosa, prima c'era il lavoro, e le scadenze e gli impegni e i figli da crescere e non era mai il momento giusto, e poi è andato in pensione ma io avevo le mie cose e il volontariato e le vecchiette da andare a trovare e accompagnare dal parrucchiere e a fare la spesa...
E adesso io lì con mio marito non ci andrò mai più. E non è che sia colpa delle vecchiette o degli impegni, ma se ne avessi mandati un po' a cagare e mi fossi presa il tempo di andarci insieme a lui so che sarebbe stato bello, ecco.
E adesso non ci voglio andare più in quella città perchè sarebbe così triste, così buio, e penserei solo a quello che avrebbe voluto fare lui.

"Ma le persone sono ingiuste, e io queste cose non riesco mai a raccontarle, perchè nessuno mi da modo di farlo. Così io non posso parlare di mio marito e mi sembra che lui sia morto ogni giorno un po' di più, e invece forse se ne parlassi sarebbe più vicino a me. Non lo so. I miei figli non lo capiscono questo bisogno, loro non vogliono parlare del padre. Forse un giorno se la sentiranno, ma adesso no, e così io continuo a prendermi cura di loro ma nessuno si prende più cura di me.
Questo mondo è ingiusto, è.. egoista, ecco."


Me ne parli con la voce bassa, un po' roca, senza quasi alzare gli occhi dal tavolo, su cui disegni forme invisibili col dito. E io ti guardo e penso, vorrei avere mille orecchie, e potertele prestare tutte, e farti parlare di lui fino a farlo comparire qui, vicino alla tua sedia, sorridente.
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