Certe cose non cambiano mai.
Altre, per fortuna, sì.

mercoledì 28 marzo 2012

Parole.

"Riprodurre in maniera originale la banalità di una vita qualunque è un'impresa molto ardua e ambiziosa."

Me l'ha scritto la persona che ha letto il mio romanzo, quello della casa editrice superfica a cui l'ho mandato.
Quella in cui pubblica anche l'autore impegnato che mi piace un sacco, che pensavo in uno di quei sogni stupidini rarefatti come i dopopranzo estivi di conoscere.


La frase inizia qualche riga più in alto con "per noi è un NO".

Ah, è un NO.


Mi sento come se mi avessero preso a schiaffi in faccia, una volta e poi un'altra e un'altra ancora.
Resta un NO.


Non riesco a pensare.

lunedì 26 marzo 2012

Notti pazze.

E' ormai da diverse notti che i miei sogni sono un susseguirsi di situazioni strane, anomale, spesso confuse che mi fanno svegliare più stanca di quando sono andata a dormire.

Non so bene da cosa dipenda: i sogni non sono quasi mai legati agli avvenimenti che vivo o alle situazioni in cui mi trovo, sembrano sceneggiature tarantiniane scritte sotto acido. Alè!





L'ultimo in ordine di tempo, quello della scorsa notte, aveva per protagonista una vecchia compagna di liceo di mia sorella (con cui ho parlato credo una volta, e non negli ultimi 18 anni) e Chiara che non ho mai avuto manco il piacere di incontrare vis-a-vis.
C'era una situazione intricata di incontri organizzati di nascosto in un dedalo di strade in superpendenza tutte incrociate, una specie di città di Escher in 3D, in cui ci perdevamo e ci ritrovavamo sempre per il rotto della cuffia.
La scena clou ha visto me, Chiara e suo marito (metallaro con capello lungo e pettinato all'indietro che sono certa corrisponda alla sua descrizione) a cena in un ristorantino illuminato da candele colorate, quando ad un tratto il marito nota che un tizio sta tentanto di trascinargli via l'auto a mani nude. Al che il Chiara-marito si alza sospirando, tira fuori un martello dalla cintura (evvivaaa) e va a scompigliare i capelli del fortunato ladro a martellate.
In tutto ciò, io sono basita e Chiara gli raccomanda di non far tardi che si fredda la pasta.
(d'altra parte, cos'altro dovrebbe fare una moglie quando la sua dolce metà si dirige con piglio vendicativo e un martello in mano verso un cristiano qualsiasi?)

Ce ne sono tante di assurdità notturne partorite dal diabolico neurone in mio possesso: una visita alle rovine di epoca romana insieme ad un amico, interrotta (perdinci) da un attacco alieno in piena regola, ovviamente con lo scopo di falciare l'umanità intera -ricordatevene, se mai vi verrà voglia di fare un giro per le Terme di Caracalla o la Domus Aurea: il rischio è l'attacco degli UFO!

Un amico è alle prese con il barbecue su cui sta cucinando della carne, siamo entrambi in un prato enorme e vagamente in pendenza; mentre parlo con lui mi accorgo che in alcuni momenti ha i capelli lunghi sulle spalle (taglio che portava da adolescente, ora li ha corti) e che mi appare a tratti vestito e a tratti completamente nudo, senza la minima percezione di come abbia fatto a spogliarsi e di dove siano i suoi vestiti e soprattutto chi cacchio si metterebbe a grigliare la carne nudo come un verme!
 

A parte un gran numero di altre situazioni, quello che accompagna quasi tutti i miei ultimi sogni sono le atmosfere irrali e vagamente ansiogene. Non riesco a fare sogni tranquilli: sono tutto un susseguirsi di accidenti che cadono come pigne dal ramo e mi sbattono contro le pareti del cervello.
Poi uno si stupisce che il giorno dopo c'ho la testa fra le nuvole, mentre cerco di ricordare se il tizio a forma di pasticcio di patate cercava o no di darmi fuoco con la bomboletta di lacca e lo zippo.


Se quella gran-culo-di-Cenerentola (chiedo scusa per la volgarità, ovviamente sto citando l'amica fine di Pretty Woman) cantava che i sogni son desideri, beh, con me non c'ha azzeccato proprio per nulla.


domenica 18 marzo 2012

Occhi nuovi.

Nessun trappianto di cornea in vista.
Solo uno sguardo diverso, una consapevolezza nuova.

E' sabato sera, sono in macchina a parlare con mia sorella. Il discorso cade sull'attività che faremo insieme domattina, e mi spiega che con noi ci sarà Pimpirilla, una ragazza che al momento sta attraversando una fase un po' difficile.
Difficile come?
Difficile economicamente (fosse l'unica, scatta il pensiero-cinico in automatico: con 'sta crisi, e i prezzi alle stelle, e prima di fare benzina ti viene da fare i confronti con 3 distributori diversi, ecc ecc); e aggiunge, ora mangia una volta al giorno.
Come?
Mangia una volta al giorno.

Mi stai dicendo che una persona che conosco, con cui ho parlato e parlerò ancora, ha da mangiare una sola volta al giorno? Non una figura generica e nebbiosa, di cui tutti conosciamo l'esistenza ma mai l'identità; proprio una persona vera, di cui conosco il nome, che abbraccio quando saluto, che domattina passo a prendere per andare insieme in un posto. Ecco, lei mangia una volta al giorno.

Non posso negare di averle paragonate, mentalmente, alle ennemila volte in cui mangio io. Lasciando perdere i pasti principali, mi capita di mangiare ogni volta che mi viene fame e a volte anche quando non ce l'ho, per noia, per nervoso.

Mi sono sentita come se m'avessero strappato una coperta dagli occhi. Le persone in difficoltà non sono solo gli anziani-che-non-arrivano-a-fine-mese, gli immigrati-col-lavoro-in-nero, i precari-senza-nessuna-garanzia. Queste figure mitologiche sono persone REALI, sono conoscenti, amici di amici, esseri umani con cui parliamo, spesso ignari delle difficoltà che affrontano.

Ieri sera ho detto a mia sorella: facciamole una spesa. Non risolve i suoi problemi, ma non mi sembra giusto che domani debba scegliere se fare pranzo o cena. Prendiamole quelle cose essenziali che prenderemmo per noi stesse. Le abbiamo riempito una busta con pacchi di pasta, fette biscottate, uova, minestra di legumi, marmellata, polpa di pomodoro e olio extravergine, e altre cose.
Lo so che non risolve il problema di nessuno, una bustata della coop. Lo so che fra 10 giorni quelle cose saranno finite, e a lei non sarà spuntata la piantina dei soldi sul balcone di casa.

Ma da qualche parte si può iniziare a cambiare le cose, e se in questo momento possiamo fare questo, beh, facciamolo.

Stamattina, quando siamo andate a prenderla, me la sono trovata davanti. Pimpirilla è più giovane di me, studia da fuorisede e mi parlava sorridendo degli esami universitari, dei 30 e 30 e lode che sta macinando con fatica e un impegno assoluto. Ha ascoltato i miei sproloqui sul libro e sul concorso, mi ha incoraggiato, ha sorriso delle mie speranze e paure. Mi ha raccontato un po' della sua vita. Non ha accennato alle difficoltà, d'altro canto non ci conosciamo così bene, e sono certa non sia una cosa facile da raccontare.
Ma io la sapevo, e non smettevo di pensare a quanta forza deve avere una persona per essere così serena e gentile e sorridente mentre (con tutta probabilità anche mentre parlavamo) ha fame.

Sono certa che Steve non parlasse di questo.


Quando l'abbiamo riaccompagnata a casa, mia sorella ha aspettato qualche minuto e poi le ha portato su la busta con la spesa. Ha cercato le parole giuste per farle capire che non era carità, o un modo per sentirsi più bravi o migliori; non c'era autocompiacimento. Era una condivisione, dato che in questo momento potevamo e volevamo fare qualcosa insieme.

Quando è tornata giù le brillavano gli occhi, perchè ha detto che non solo non si era offesa, ma l'aveva abbracciata e aveva capito lo spirito con cui era stato fatto il gesto.


Dobbiamo guardare il mondo con occhi nuovi, e vedere davvero le persone che ci circondano.
Dietro a visi sorridenti o corrucciati, dietro espressioni tese o rilassate o assenti possono esserci difficoltà enormi che noi neppure immaginiamo.

Ma se possiamo fare qualcosa per modificare quella situazione,
noi facciamo qualcosa di grande.

lunedì 12 marzo 2012

12 marzo - 12 maggio

Sono due mesi.
Solo due mesi, fatti di primavera e di gemme sugli alberi e di tramonti rosa e rossi e viola, come quello di stasera, e di cieli stellatissimi e di aria ancora fredda, e di sole tiepido e di giornate sempre più lunghe, e di voglia di gelato invece che di tè caldo - anche se quella a me resta fino a luglio inoltrato.

Due mesi. Quanto tempo ho trascorso, a volte vivendo con forza e altre solo facendolo passare con inerzia, quasi noncuranza?


Ma questi due mesi sono importanti. Sono un passo grossissimo.

Oggi, 12 marzo, scade il termine per l'invio dell'opera al concorso letterario.
Fra 2 mesi esatti, il 12 maggio, ci sarà la comunicazione dei selezionati al primo turno (è 'na roba complicata, lo so) ovvero i fortunati (...e bravi) che si contenderanno la pubblicazione, in e-book o cartaceo.

Questi due lunghi mesi mi vedranno intenta a leggere e a valutare le opere di altri partecipanti, pensando che nel frattempo altre persone, perfetti sconosciuti, leggeranno la mia: le faranno le pulci, la peseranno e le daranno un giudizio; saranno due strani mesi. Intensi, curiosi, pieni di cose nuove da scoprire e con un pensiero costante a come sta andando, ai feedback che arriveranno.

Penserò al mio libro come a qualcosa di piccolo e importante ma non fragile, nelle mani di altre persone che potrebbero amarlo o criticarlo, trovarlo ispirante e divertente o insulso (cattivi!).
Mi sentirò un po' come quando qualcuno che si ama è in volo. Ci pensi, gli mandi energie positive e cerchi di far tacere quello sciocco filo di apprensione, in attesa di riabbracciarlo.

Il 12 maggio sarà un giorno intenso. Potenzialmente bellissimo (all'altra opzione non pensiamo).
Ora, io lo so con chi lo vorrei dividere. Con quella persona che mi ha sentito infinite volte (davvero, non se possono contà!) parlare delle evoluzioni della storia, dei personaggi, degli intrecci. Che ha ricevuto telefonate ed SMS a base di "e se a quello non piace?" e "lei lo sta leggendo e non ha riso nemmeno una volta". Che ha risposto al telefono anche quando sapeva che dall'altra parte c'era una piaga monotematica. Che mi ha incoraggiata, spronata, criticata quando ci voleva e ha fermato i cavalli imbizzarriti che portavano a spasso le mie paranoie.

Io lo so che lei ha da fare tante cose, lo so che ci sono impegni ben più importanti e pressanti del girare con me per corridoi pieni di libri a cercare facce note, in attesa del responso del mio concorso.
Epperò, se lei quel giorno ce la facesse ad essere con me, io sarei proprio un sacco felice.
Ché certe cose nella vita fanno paura, anche se non vedi l'ora che arrivino.

--//--

PS: da giorni mi dibatto nell'ansia di aver dimenticato qualcosa di essenziale. Sono stata tante volte sul sito del concorso a controllare, ma ho mandato tutto quello che chiedono. Davvero. Solo che poi a metà di una frase mi viene il dubbio, e se manca qualcosa e mi escludono? Continuo a fare il check, e la lista dei "to do" è completa. Ma è come uno di quei sogni in cui ti accorgi di essere nudo per strada e la gente ti guarda e ride, e tu ti domandi "come ho potuto essere tanto scemo da dimenticare di vestirmi prima di aprure la porta di casa?"

martedì 6 marzo 2012

Fatiche e soddisfazioni.

Mi è venuta un'ideona. Perchè non ridipingere casa, darle una bella rinfrescata e una sana aria di pulito?
Oh che bella idea.

Mi è venuta meno di 48 ore fa e sono andata a comprare tutto il necessario. Tempera bianca, carta vetrata per smerigliare i muri prima, lo scotch di carta alto per coprire gli infissi, che quando mi ci metto oh-come-sono-brava.

Che poi uno dice: quanto ci vorrà mai a dipinge' due pareti? Eccerto.
Peccato che prima ancora di tirare fuori il rullo e il colore devi coprire con il nastro adesivo le prese elettriche, le stecche delle tende che hai già staccato, poi i battiscopa e il bordo del camino, quindi è tutto un accucciati e sali sulle scale. Dopo che hai finito con questo, puoi dedicarti a smerigliare un po' e fare tutta quell'amabile polverina bianca che troverai nascosta negli armadi anche dopo un cataclisma atomico.

E quindi, oggi mi sono esibita in: prima passata alle pareti, passata unica (condita di abbondanti parolacce e svariati quasi-scivoloni dalla scala col rullo impregnato in mano) al soffitto, seconda e ultima passata alle pareti.
Staccaggio della carta e scotch messi a riparo di pavimento e varie cose, pulitura macchie in terra, passaggio veloce di straccio al pavimento.

Risultato: sono stanca come cento persone stanche, e le mie mani pesano un'infinità.
Le spalle hanno detto che se mi azzardo a tirare su un cerino, fanno cadere le braccia per terra e poi vogliono proprio vedere come le ritiro su.
Però sono anche supersoddisfatta.

E' vero che il lavoro manuale, specie se stancante, ha in sè una componente di soddisfazione che è direttamente proporzionale alla quantità di energia e fatica fatta per portarlo a termine.
Sbircio le pareti bianche brillanti, senza un graffio nè una riga (tempo 3 giorni e uno sbrego ce lo faccio, eh...) e mi sento proprio happy.


A pensare di ricominciare domani con il corridoio mi si appanna la vista, però.





Nota di colore: giusto per limitare i danni da goccioloni in caduta libera e polvere sottile, mi sono equipaggiata con: foulard rosa in testa per raccogliere i capelli stile contadina russa,


unito alla mascherina bianca (ovviamente io non avevo la tutina da RIS, sennò risolvevo il problema. Ho una tuta e una felpa incrostate di bianco, che laverò a fine tinteggiatura).


Vi lascio immaginare la bellezza sconfinata del mix.



PS: si ringraziano per l'accompagnamento musicale Jamiroquai, Frank Sinatra, Phoenix, R.E.M e tutti quelli che i miei auricolari incrostati di pittura m'hanno sparato nelle orecchie!

sabato 3 marzo 2012

Io boh.

E' la sola cosa che mi viene in mente quando inizi una telefonata dicendo "sì, va abbastanza bene grazie, ho un paio di perplessitudini e un po' di amarezza per una cosa", e dopo 1:00:25 (UN'ORA, ZERO MINUTI E VENTICINQUE SECONDI) chiudi la telefonata e ti accorgi, con un mezzo sussulto, di non aver avuto modo di spiegare cosa ti abbia lasciato male, perchè non ti è stata fatta alcuna domanda in merito.


Io boh.

(forse c'è da cambiare tattica. Interrompere a metà di una frase e raccontare di se stessi, o approfittare di un momento di silenzio dell'altra persona per buttare lì i cavoli propri. Mi resta quel pensiero nel retrocervello, che se tu non chiedi nulla è perchè non ti interessa, e allora chetteneparloaffà?)

venerdì 2 marzo 2012

Compleanno!

Se sapessi fare una torta per festeggiare l'occorrenza, sarebbe questa:


Grande, cioccolatosa... e a forma di PC!

E' sì, perchè questo è un compleanno speciale.
Innanzitutto è il primo, e come dice il proverbio il primo (di tutto) non si scorda mai.

Poi è un compleanno di cose nate stando davanti al PC: pensieri che scrivi ticchettando sulla tastiera, frasi che leggi e commenti sullo schermo, foto che cerchi in rete.

E' uno strano compleanno, fatto di abbracci virtuali e di brindisi da lontano.
Ma non per questo meno bello.


Il blog è nato un anno fa, perchè mi serviva una finestra aperta in più, un punto di osservazione diverso, uno stimolo per aprirmi e conoscere persone nuove.
In certi momenti mi ha fatto bene, in altri - e anche loro sono importanti - mi ha lasciato perplessa. In altri ancora mi ha fatto pensare "io non ce la faccio a tenerlo in piedi, non sono brava".

E invece è arrivato fin qui, bravo lui.


La torta lì sopra non è dotata di candeline, ma che compleanno sarebbe senza soffiare sulla fiamma esprimendo un desiderio? E come vuole la tradizione non si può dire cosa si sogna, si custodisce dentro.
Ma io ce l'ho ben chiaro in mente quello che voglio.



Un grazie immenso a chi ha incoraggiato la sua nascita, e a chi legge, commenta, discute, apprezza, critica e condivide tante cose qui dentro.


Vi aspetto quando volete per un brindisi!!
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