Certe cose non cambiano mai.
Altre, per fortuna, sì.

mercoledì 30 maggio 2012

Un salto nei libri.

Devo ammetterlo.
Il mio desiderio di casa include alcune cose, diciamo di varia importanza, che spazio e soldi (tanti soldi!) permettendo mi piacerebbe avere.

Uno di questi, per dire, è la pianta di gelsomino (stavo per scrivere pergolato, ma anche solo un intreccio di rami profumati attaccati al muro mi soddisferebbe).

Un altro è il frigo con la spillatrice della birra incorporata (esiste. Giuro).

Un altro ancore è la stanza da lettura.

Lo so: l'idea di libreria in casa, oggi, corrisponde al glorioso modello Billy dell'Ikea, spesso in colore scuro o wengè, da montarsi rigorosamente smadonnando per le istruzioni in cirillico, turco-cipriota e svedese.

No, io parlo di una cosa così:

Ok, possiamo anche togliere il pianoforte (per quanto mi affascinerebbe provare a suonarlo!), comunque il succo è: un posto pieno di libri dedicato alla lettura. Non uno scaffale carico fra TV e armadi, ma proprio un santuario di silenzio, con tanta luce e tavolini per il tè e poltrone comode per accoccolarsi e dimenticare il mondo, là fuori.

Ovvio che questo magico mondo dovrebbe essere popolato di tutto: i personaggi letti tante volte da essere amici, quelli ancora da scoprire, saggi sulla preparazione dei budini e trattati storici sulla genesi di ogni cosa. E poi manuali per costruire tante cose, libri di architettura per innamorarsi di posti non ancora visti, vecchie copie di storie lette da bambini, regali...


Io, al momento, di libri me ne permetto pochi.
Sarà per tante cose, il poco spazio (gli scatoloni in garage con su la scritta "libri" non si contano), i pochi soldi, la congiunzione Urano-Saturno; fatto sta che oggi sono tornata nella gloriosa, amata biblioteca della Contea.

La biblioteca in Contea è quasi sempre vuota, mannaggialloro; ha ancora gli stessi scaffali di ferro colorato di quando io andavo alle scuole medie (giallo la letteratura straniera, blu quella italiana; verde i saggi, ecc) e i tavolini in finto legno scuro. Credo che le seggiole siano cambiate, ma non ne sono certa (so' passati quei 20 anni, giusto per gradire). E' legata ad un ricordo curioso, di quelli che anni dopo ti fanno pensare: ero proprio picia! La sola volta in cui ho saltato la scuola, alle medie, mi sono rifugiata lì, fra gli scaffali colorati, ostentando un'aria di innocenza profumata di vergogna.
La bibliotecaria, amica di famiglia, capito che non ero andata a scuola ha preso il telefono e ha chiamato mia madre, riuscendo a mettere nell'inevitabile confessione ("tua figlia è qui, sì, le;, eh no, si vede che non è andata a scuola, ma dai è una sciocchezza, vieni qui a prenderla e non farla star male, è già così in imbarazzo...") un po' di spirito d'avventura e di comicità.
Cara lei.

Oggi, a entrare lì e rivedere gli stessi ambienti, gli stessi scaffali carichi di libri sempre + consunti (ma anche nuovi e sgargianti) tuttora catalogati a mano (a mano! se prendi un libro te lo segnano sulla tua tessera con la penna!), mi viene quasi una botta di nostalgia.

E un pensiero.

Un sacco di gente oggi è in difficoltà. Anche se non ha veri e propri problemi economici, di certo ha meno soldi da dedicare alle spese in più, categoria in cui spesso rientra l'acquisto di libri.
Perchè le biblioteche non sono prese d'assalto? Perchè confondiamo il piacere di leggere qualcosa, l'utilità di conoscere una cosa nuova con il bisogno di possederla?

Durante il Salone del Libro a Torino camminavo fra gli espositori segnandomi titoli vecchi e nuovi che avrei voluto leggere. Sapevo che non li avrei comprati, ma volevo conoscerli lo stesso.
Oggi ho iniziato prendendone due in biblioteca.

Ci sono libri che si sente di dover avere; per citarne pochi, tutti gli Harry Potter e i romanzi di Eco, per me. Ma ci sono miliardi di pagine scritte che possono essere legge e godute e poi riportate, senza spendere soldi ed uscendone comunque più ricchi.

Perchè non approfittarne in modo deliziosamente spudorato? ;)

lunedì 28 maggio 2012

A proposito della sinistra.

No, non parlo di politica :)
(anche perchè la mia discettazione dell'attuale sinistra italiana potrebbe somogliare molto a cretini/branco di incapaci/disonesti/svegliatevi e non mi pare il caso).

Da ieri sera il mio braccio destro è una carriola carica di dolore - che immagine poetica!
Giace semi-inerme appoggiato al tavolo, o al letto, o a qualsiasi cosa su cui possa appoggiarsi, ed è utile come quello della Barbie.

Ecco, il mio non regge neanche la borsetta!

Ora, essendo io ambidestra come una scimmia con un braccio solo, mi ritrovo a dover fare un sacco di cose con la mano sinistra, per non dover sforzare il gomito destro e sentire di conseguenza scariche di male che partono da lì per irradiarsi nel braccio.

E allora, invece di ringraziare Seavessi e Liz per il premio assegnatomi lustri fa (no ma lo farò, eh, eccome se lo farò!) o di raccontare del mio bellissimo viaggio lontano dalla contea, vi elenco alcune cose particolarmente difficili da fare per me in queste ore di dolore. Enjoy.


. partendo dalle ovvie e scontate, allacciarsi il reggiseno. Con una mano sola. La sinistra. (te ne scordi, muovi la destra, parte la sagra della parolaccia con ricchi premi e cotillon)

. scrivere al pc (cosa che abitualmente faccio con 2 mani, ora con una sola ci sto mettendo la quaresima intera!)

. versare acqua o tè, pare 'na sciocchezza ma la mira è pari a zero e io faccio un grande uso di scottex per rimediare alle pozzanghere sparse :)

. tirare su e giù i pantaloni. Oh, scusate la franchezza, ma è così; facesse caldo andrei in giro in gonnelline, ma pioviggina e fa freddo, quindi... minuti interi di abbassamento e innalzamento jeans

. afferrare qualsiasi oggetto - ricordare il dolore - interrompersi e ricominciare da capo, con la linguetta di fuori per l'attenzione, a farlo con la sinistra (talvolta il tutto è inframezzato dalla già nota sagra della parolaccia)

. non voglio pensare (NO! HO DETTO CHE NON VOGLIO!) ai prossimi giorni in cui dovrebbe arrivare il ciclo. Dai, no. L'idea di un cambio con la sola sinistra mi fa venire la tremarella!


Il dottore mi ha dato quei cerotti a rilascio graduale di ddroga da tenere per una settimana. Si spera che inizino a funzionare da subito, certo io dovrò aiutarli con la mia iniattività forzata.

Per fortuna riesco a guidare, visto che non devo piegare il braccio (guido con e braccia quasi distese per abitudine), almeno potrò accompagnare al cinema il mio amico che... si è rotto una mano!
Giuro!
(che gran bella coppia saremo, lui con la mano ingessata e io col braccio rigido? Già rido!)


Vabbè, visto che non si può far altro (non ho detto che reggere un libro con una mano sola è una pippa, vero?) torno a vedere serie TV sul PC, e mi rilasso. Gomitino bello, apprezza il mio amore per te e fai in fretta a farti passare tutto, grazie!

venerdì 25 maggio 2012

Me la canto e me la suono!


Happy bithday to me, 
happy birthday to me,
happy birthday dear Tina,
happy birthday to meee!


 

giovedì 10 maggio 2012

Sfiga? Tiè!



Ogni tanto il gesto dell'ombrello alla sfiga è proprio d'obbligo.
Mica per niente lo facevano pure i senatori romani!

Ho le prove.
Fotografiche.





Comunque!
Oggi mi sento come se stessi dando un calcio alla sfiga.


Intanto, per l'assicurazione ho trovato una compagnia che mi ha fatto un paio di preventivi, uno dei quali è addirittura più basso di quello che pagavo prima!
Misteri delle assicurazioni, ma come acciderboli li fanno? Buttando numeri a caso?

Ho detto loro che dovendo partire domani per una settimana circa li avrei contattati al mio rientro, ma che mi potevano già considerare fra i loro affezionati clienti ^_^


Poi, sono andata a prendere il biglietto del treno.
Con questo bega dell'assicurazione in corso il viaggio ho deciso che lo farò così, io che mi sono abituata a muovermi solo con l'auto sotto il sedere.
Sarà un attimo più scomodo, ok, e se vorrò vedere qualcuno dovrò mettermi d'accordo per vederci in centro o farmi venire a prendere: ma va bene lo stesso, l'importante è avere voglia di vedere parenti e amici!


Domani sarò al Salone del Libro a Torino, e già questo mi fa sentire superallegra.
Che c'è di meglio di camminare per 10 ore, insieme ad un amico simpaticissimo oltretutto, in mezzo a libri, stand, discussioni letterarie, presentazioni e compagnia bella?
A me non viene in mente nulla.


Lunedì sera sarò fra il pubblico di "Le cose che (non) ho", sempre a Torino, e sono così felice di questa cosa, così curiosa e piena di aspettative. Sono certa che sarà interessante, e poi il piano-spritz-pre-diretta mi fa già fare le risatine sceme.


Ecco.
Allora, gentilissima signora sfiga, è cordialmente pregata di andare a farsi fott benedire lei e tutte le amiche sue.


Io ci sto mettendo del mio.
Mancano solo gli ultimi dettagli del piano pre-partenza: depilazione (d'obbligo prima di partire, mai capito perchè), valigia e baci&abbracci.


lunedì 7 maggio 2012

Ce la si fa passare.

Urge lo sfogo. Poi passa.

Subito dopo aver avuto l'incidente in auto, ormai più di un anno fa, mi sono detta: "coraggio, se il problema principale sono i soldi allora non è un problema".
Cercavo disperatamente di consolarmi per lo spreco immane delle mie esigue finanze dicendomi che comunque poteva andare molto peggio.
Potevo esser lì a piangere per ben altre cose.
Alla fine, andava bene così.


Stamane chiamo per sapere l'importo dell'assicurazione dopo il caricamento del sinistro.
(ci mettete un anno a caricarlo? Vabbè, io mica piango)


Sono rimasta di sasso.
Non è che sia aumentata. Di più. Manca poco che sia duplicata.


La prima reazione è rabbia, senso di ingiustizia a nastro. Dai no. Non è possibile. E se ci metto le rate, e il costo della benzina, e mò pure 'sta sberla... fra un po' non me la posso permettere più, la macchina.
Dal costo pare che io guidi un Gran Cherockee placcato in ora, non è giusto!

Poi parte la tristezza. Ecco, piove sempre sul bagnato. A me doveva arrivare la mazzata.
E non sto lavorando. Ed è tutto un casino.
E dovevo fare un viaggio, e mò mi sale l'ansia e non so se farlo perchè forse non è il momento, ma ci sono cose a cui tengo un sacco e allora magari parto ma accorcio la permanenza... ecc ecc.

Insomma.
Continuo a dirmi che se i soldi sono il problema allora si vede che di più seri non ce ne sono.
E mi hanno fatto notare, giustamente, che non è che pagando 'sta roba rimanga in mezzo alla strada, o senza un tetto sopra, o a patir la fame. No.


Quello che fa rabbia di questa situazione è che da una parte mi dico che c'è solo da farsela passare, cercare un'alternativa se possibile, e non farsi prendere da panico o scoramento eccessivo.

Dall'altra mi rimane in gola una punta che fa male, come una spina di pesce, e non ne vuole sapere di spostarsi.

venerdì 4 maggio 2012

Piccolo spazio pubblicità (sceme).

Di televisione ne ho vista, negli ultimi anni, davvero poca.
Nonostante questo mi è capitato di notare particolari di certe pubblicità che mi suonano così falsi, così palesemente assurdi che non so se mi fanno più ridere o riflettere.


Ve ne riporto alcuni:

Il rimmel


Avete mai notato quanto siano assopuffamente fasulle le ciglia delle varie bellone degli spot dei mascara? Ciglia finte con ancora la colla da asciugare, si potrebbe dire.
E' inutile che tu mi dica che due passate di pastone nero mi daranno quell'effetto panterona che hai tu, carina, dopo solo un paio d'ore di make up e una confezione intera di peli attaccata alle palpebre!

Particolare idiota: più le ciglia sono visibilmente finte, più è alto il costo del mascara!


L'anticellulite


Ora. Io non mi aspetto di vedere un boiler ricoperto di pelle a buccia d'arancia che caracolla felice in mutande, per carità. Ma la diciassettenne-taglia-40 con pelle soda come un uovo alla coque mi irrita vagamente.
Specie quelle rare volte in cui compro il prodotto, caro arrabbiato, e dopo averlo usato mi ritrovo con gli stessi cotechini di prima (ok, ok. va insieme alla dieta e ai drenanti e all'esercizio e compagnia cantante, ma tanto non funzia! E alla diciassettenne-taglia-40 non serve, mannaggiallei).


La cera depliatoria

Anche qui: un bel polpaccio alla Rummenigge (non so perchè ma io per dire il polpaccio grosso nomino sempre lui) ricoperto di folta pelliccia, possibilmente mora - sennò che gusto c'è! - non è l'ideale da mostrare in uno spot.
Capisco.
Ma qualche genio della pubblicità s'è mai chiesto se una donna usi la cera quando i peli li ha o no?
Perchè qui è tutto un fiorire di gambe liscie-come-seta attaccate a mentecatte che si spalmano felici e gaudenti strisce di cera fredda, calda o tiepida come se niente fosse.
No, carina. Non funziona così. La cera la metti col polpaccetto che grida vendetta, e mentre strappi non hai quella faccia ebete e sorridente. Mastichi parolacce e acredine verso il mondo. Dai.




Le schifezze a cena con gli ospiti





Non faccio discussioni sui gusti personali, per carità.
Ricordo un'amica che diceva quanto amasse il brodino di dado.
Quello che mi chiedo è, se vuoi fare la pubblicità alla carne in scatola (che vabbè, io aborro) o alle frittarelle che ti impuzzoliscono la cucina, o alla mozzarella della busta, perchè devi farle passare per delicatezze da gourmand?
Pure io mi mangio le robe semplici, e le apprezzo (non posso scordare che un tempo la mia cena di tante serate era crackers con philadelphia sul divano, davanti alla TV. Scialo).
Ma se ho ospiti a cena mi picco di far qualcosa di meglio.
E soprattutto i bambini che esclamano "slurp, che buono, evviva!" mi mandano ai pazzi.


Ce ne sono innumerevoli altre, ma queste sono quelle che mi vengono in mente ora.

Me ne dite una che vi lasciava perplessi?

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