Certe cose non cambiano mai.
Altre, per fortuna, sì.

lunedì 25 giugno 2012

Think!

Come dice il saggio, prima pensa e poi parla.

Il pensiero, attività che ad alcune persone deve costare troppa fatica visto il caldo, il tasso di umidità, Giove in combutta con Saturno ecc ecc, dovrebbe servire a rendere le idee chiare e comunicabili.

Ovvero a parlare di cose che si capiscono in modo comprensibile.


Questa mattina ho trovato un invito su cui riflettere:

 "Prima di parlare, pensa:
. è vero?
. è di aiuto?
. è illuminante?
. è necessario?
. è gentile?"

Ultimamente mi sono molto lamentata, fra me e me e a volte anche fra me e il resto del mondo, di quanto poco mi piaccia come vanno le cose.
Tutto mi sembra falso, poco aderente alla realtà (che io immagino o che vorrei, ovvio) e tante persone mi fanno sentire fuori luogo, senza senso, senza importanza.
Odio-odio-odio.
Rabbia, impotenza, un po' di vittimismo.
Non mi capiscono. Non gli interessa di capirmi. Sono egoisti, disinteressati, basta che stiano bene loro nei propri piccoli confini e il resto che si fotta.


E così, leggere i consigli sul pensiero prima di parlare mi ha fatto fare un esamino di coscienza.

Le mie parole sono state vere? Si,alla prima voce posso rispondere sì (dai che inizio bene).

Sono state di aiuto? Mmmh, vediamo. In alcuni casi immagino di sì, quando mi sono confrontata, quando mi sono aperta e ho ascoltato davvero, col cuore.
In altri, onestamente, no. Sono state uno scavare per curiosità, che forse non è servito a me né agli altri.

Sono state illuminanti? Uh, dovrei chiederlo. L'altro giorno un amico ha detto "se' 'n fenomeno e 'na sorpresa", vale? Non lo so davvero, se le mie parole siano illuminanti. A volte credo di avere intuizioni che riguardano la mia vita, e magari le comunico e ispiro anche qualcun altro. Ma è una sensazione che ci si porta dentro, soprattutto.

Sono necessarie? Qui casca l'asino. Io non parlo (solo) per necessità. Anzi, per necessità più spesso taccio. Io parlo per chiarire, per specificare, per desiderio di approfondimento, (talvolta) per fare la puntigliosa, per chiarire il mio punto di vista -se penso che all'altro interessi, ça va sans dire.
Ma non sempre ciò che dico è necessario. Anzi, a volte io mio modo di fare un po' secco renderebbe necessarie meno parole e più carezze.

Sono gentili? Le mie parole sono gentili? Argh. Temo di no. Non sempre, diciamo che le mie parole sono chiare, nette, spesso precise e azzeccate... ma gentili, purtroppo, a volte non lo sono affatto.
E mi fa male dirlo, vorrei essere una di quelle persone dolci, accomodanti, piene di leggerezza che si fanno amare anche solo per il modo in cui si pongono. Invece sono una specie di caterpillar che a volte, mentre parla, si accorge di lasciar graffi addosso a chi ascolta ma non si ferma, perchè certe cose vanno dette e perchè quella persona deve sentirsele dire.
Per il suo bene.
For the greater good.



Ecco, forse conviene che questa lavagnetta "Think" io me la stampi e me l'attacchi molto vicina agli occhi, in modo da ricordare che parole che sanno di buono sono molto più semplici da digerire di parole acide o pesanti.

lunedì 18 giugno 2012

To Rome, with love.

Per me, Roma ha rappresentato un po' il fidanzatino di svariati anni fa, quello a cui paragonavo tutti gli altri uomini con cui avevo storie.

Così come lui era, ai miei occhi, la perfezione assoluta (ah, il potere ottenebrante di un idilliaco innamoramento, basato su tanta, soffice aria fritta!) così Roma rappresentava la città ideale, quella sì caotica, sì piena di traffico e magari un po' sporca e troppo piena di gente e con i mezzi che passano una volta ogni morte di papa e tanto però il papa non muore mai, MA bellissima.

Dopo essere stata insieme al suddetto fidanzato mi sono accorta della cecità delle mie idee, e di quanto un preconcetto possa rivelarsi infondato alla (dolorosa) prova dei fatti.
Allo stesso modo, dopo aver vissuto due mesi a Roma durante un meraviglioso inverno di qualche anno fa, mi sono accorta di quanto sia impegnativa da vivere, di come siano comprensibili le lamentele di chi la vive quotidianamente e si scontra con difficoltà e disservizi e ritardi e tutto il resto.


Per mia fortuna, ho smesso di fare quell'operazione dannosa di paragone fra i luoghi (e le persone) e sto imparando a scoprire ogni cosa per ciò che è.
Nel caso di Roma, una città davvero bella, non facile ma piena di fascino.


Pochi giorni fa ho avuto occasione di tornarci, invitata da un'amica, rivivendo un sacco di emozioni già conosciute e scoprendone di nuove.
Lei mi ha accompagnato nel mio vagabondare, mi ha fatto conoscere posti nuovi, ha riso e parlato con me. Fare queste cose in una cornice così bella è senza prezzo!


 




Il caldo intenso dal cielo senza una nuvola, pulitissimo e brillante.
I muri e i cancelli ricoperti di gelsomino, che profumano l'aria della sera, dopo lo smog del centro.
Le strade nuove, e quelle vecchie, e quelle antiche.

Le piante che regalano un po'  di ombra e di fresco, mentre la polvere dei giardini ti resta attaccata ai piedi.





















E poi una visita alla Galleria Nazionale di Arte Moderna, dentro Villa Borghese, dove sono andata a godermi la mostra Headlines di Andy Warhol.

La location è bellissima, le opere interessanti, e mi sono letteralmente innamorata del pavimento in specchio del salone centrale, tutti camminavano con gli occhi incollati a terra per ammirarsi da una prospettiva diversa!


















E come ammirare la bellezza sconfinata di questa città senza passare per la sua arte e le chiese.
Diverse, anacronistiche, alcune tanto ricche ed opulente da sembrare quasi troppo pesanti; altre scarne e fresche, che offrono un po' di penombra dalla calura esterna.

Ogni luogo sembra riportare indietro di secoli interi.














Insomma, dovrei ringraziare la città per avermi accolto, come sempre, con un bacio in fronte;
e la mia amica, che è stata un'ospite splendida, anche se doveva lavorare e la sera eravano entrambe stanchissime ma ancora piene di parole da dirci;
e la bella Dabo,che ha diviso con me una passeggiata per il mercato, un cocktail fresco e tante chiacchiere piacevole mentre MustelaPandala rideva e si mangiava noccioline :)


martedì 12 giugno 2012

Ne riparliamo.

Arriva il momento in cui le idee si accavallano così furiosamente nella testa, e creano tanta di quella confusione che ti dici: bon, devo cambiare prospettiva.

Ho sempre pensato alla prospettiva come alle finestre di una grande casa: a seconda di quella da cui ti affacci vedi paesaggi diversi.

Sei sempre tu, e la casa è sempre la stessa: eppure da un lato puoi avere una vista migliore che dall'altro, o più viva, più colorata, più rilassante.
Comunque diversa.

E così mi sono detta che un cambio di prospettiva può essere (o forse deve...?) rimettersi a guardare le inserzioni di lavoro.
Certo, è quasi sport nazionale per un sacco di gente, oggi, specie giovani.
Ma un'occhiata uno deve pur darla, e magari aiuta a crearsi un'idea realistica delle cose che si possono/vogliono/potrebbero fare.

Quindi, via ai vari siti in cui ci sono annunci di ogni tipo, dal tornitore - mi manca giusto l'esperienza per capire cosa faccia, un tornitore - alla segretaria con richiesta la terza media - terza media? - alla promotrice di prodotti dietetici e di bellezza - ops! temo mi manchi la forma fisica per farlo, sarebbe come andare dal parrucchiere pelato... - a sa il cielo quante altre cose.

Quello che mi ha sorpreso di più vedere, forse perchè non le ricordavo anche se certamente le avevo già viste, sono le foto che accompagnano le proposte di lavoro.





Gruppi uniti e sorridenti (possibilmente multietnici, dai che ci presentiamo come di-metalità-aperta e pronti-a-vincere-la-sfida-con-il-futuro-interraziale) di persone che sembrano godersela un mondo, vestiti e incamiciati anche se si tratta di far girare una manovella per 8 ore al giorno in un capannone.

Si potrebbe anche discutere sul non vedere una proposta chiara o definita, sulla collocazione che è città centralissima (ops, la sede poi è in una ridente località a solo 56 km perduta nelle lande deserte, ma se non soffri l'auto ce la puoi fare ad arrivare ogni giorno!) o sulla difficoltà di capire che cazzo di lavoro mi stai proponendo se nel settore mi scrivi Direzione-Commerciale-Marketing-Magazzino-Pulizia cessi e nelle competenze c'è scrivere in corsivo e costruire lo Shuttle.


Ho come l'impressione che la ricerca sarà lunga, affascinante e piena di simpaticissime sorprese.


Ma d'altro canto, se quel pirla di Frodo Baggins è riuscito ad arrivare a Mordor,
io ce la farò a trovare un lavoro!

giovedì 7 giugno 2012

La trasformazione della rabbia.

La serata è iniziata con una telefonata arrabbiata, nervosa, piena di scatti e di silenzi.

Ai due capi del filo immaginario io, una specie di gatta nevrastenica piena di paturnie, e un amico che mi spiegava il suo punto di vista parlandomi sopra, dicendomi che non capivo, e continuando a interrompermi.



Casomai ce lo si stesse chiedendo: NO, non è il modo giusto di affrontarmi quando tento (in malo modo, forse) di spiegarmi.

Alla base di tutto un senso di tristezza e delusione per come stanno andando le cose.
Per come le sto affrontando io.
Per quello che evidentemente non riesco ad esprimere.


Per il pensiero che non so più affrontare le cose nel modo giusto.
Faccio un esempio.

Tempo fa avevo raccontato di Ralph e dell'adozione della sua tomba al Cimitero di Guerra del Commonwealth. Quando ne avevo parlato ad un amico mi aveva espresso grande interesse per la cosa, dicendo che se fosse stato possibile gli sarebbe piaciuto fare altrettanto.
Pochi giorni fa ricevo una lettera in cui sono cordialmente invitata a partecipare alla commemorazione presso il Cimitero, evento durante il quale daranno in adozione nuove tombe.
Sicchè vado a trovare il mio amico e gli dico di questa cosa, dato che ricordavo la sua richiesta.

Mi ha risposto che sarebbe difficile, lui ha tante cose da fare (richiede una visita alla tomba minimo una volta l'anno. Una volta l'anno. Chi è così impegnato da non avere tempo un'ora di un giorno su 365?) e che comunque sperava avessi altro da raccontargli, tipo che avevo trovato un lavoro o pubblicato il libro.
Mi sono sentita una specie di ragazzetta scema che da importanza alle piccolezze, e ho rinunciato a spiegargli qualsiasi cosa. Ma sì, vah, prendiamoci un gelato insieme e poi andiamo a casa.


Ecco, le cose che mi succedono, per quanto siano sciocchezze, mi lasciano così.
Perplessa.
Un po' delusa.
E arrabbiata con me stessa, perchè sono io la sciocca che attribuisce loro più importanza di quanto necessario.


Ma ieri sera ho deciso che no, BASTA. Non si può fare così.

Ho preso il telefono e ho invitato un amico caro, una delle persone più positive e belle che conosca, a passare un weekend qui in occasione di UmbriaJazz.


Sono uscita con un'amica che non ho modo di vedere spesso, ma che ogni volta mi fa ridere e ci raccontiamo e ci incoraggiamo a vicenda.


E ho chiamato una persona che non sentivo ormai da mesi, approfittando del fatto che ieri era stata lei a cercarmi, e proponendole di vederci. Chissà che non ne esca qualcosa di buono!

Mi sono stufata di sentirmi rabbiosa e impotente.


Adesso mi rivoluziono tutta!



lunedì 4 giugno 2012

Amarcord.

Una delle cronache familiari che più mi fa sorridere, quando ci penso, è la chiacchierata fra me e mia cugina prima di partire per l'interrail insieme.

Siamo entrambe all'università, ognuna di noi alle prese con un periodo pesante (rapporti di coppia esplosi, esami che tartassano, stanchezza diffusa e casini vari) e un bisogno di fuga impellente, e chiacchierando in tono semi-isterico le dico "sono talmente fuori fase che piango per tutto, devo avere una perdita di lacrime in corso, non mi sopporto più!" e lei mi risponde comprensiva "non dirmelo, l'altro giorno sono scoppiata a piangere vedendo la pubblicità del cagnolino che corre dietro la carta igienica!"

Per capirci, lui.


A quel punto ovviamente ci è venuto da ridere, commentando quanto fossimo assolutamente alla frutta.


In questi giorni mi sembra di essere tornata indietro nel tempo.
Mi ritrovo a pensare cose pesantissime - non che ci voglia molto visto il periodo, apri un giornale e inizia a leggere una pagina a caso - e a piangerci su con un senso di impotenza che mi schiaccia e non so come sbattere via.
Il cane della Scottex non mi tocca più di tanto, ma il resto mi sembra un mare di melma di colore orrido da cui non si può uscire.


Stamattina ho letto la mail di un'amica, cui avevo scritto pochi giorni fa raccontandole un po' come andavano le cose. Le chiedevo anche come stessero andando a lei, e se era felice.
La sua risposta mi ha fatto pensare tanto.
Mi ha scritto che la felicità è riconoscere, anche quando si è tristi, il valore della propria vita; e credere profondamente che si è in grado di realizzare quello che abbiamo nel cuore.

Mi sono detta che in questo momento non è il non avere un lavoro, o un posto mio, o un compagno vicino, o dei nanetti in giro per casa che mi chiamano mamma urlando a millemila decibel, o la bicicletta che volevo comprarmio o sa il cielo cos'altro mi manchi; non è tutto questo, a farmi star male.

E' il non sentire profondamente il senso della mia vita, la capacità di svoltare, se voglio, in una direzione diversa.


Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni.
L'ha detto Eleonor Roosvelt, e la prima volta che l'ho letto mi sono detta: e quindi se non credo a niente, se i miei sogni mi sembrano carta straccia, le mie aspirazioni irrealizzibili, le mie ambizione troppo sciocche per parlarne, i miei desideri sconfinati e le mie abilità assolutamente insufficienti, che razza di futuro mi sto creando?

Che possibilità di riuscita ha chi per primo non crede in se stesso?


Alla mia amica vorrei dire grazie mille volte, per avermi ricordato che la felicità non è essere allegri e gioisi sempre, né vivere col sorriso stampato in faccia 24/7.
Ma ricordarsi, anche quando si piange, che si è comunque su una strada che si è scelto di percorrere e che la si sta facendo per arrivare ad una grande, immensa felicità.

venerdì 1 giugno 2012

I love your blog!

Liz e Seavessi mi hanno fatto un regalo, qualche tempo fa.
Mi hanno premiato con un award che mi ha fatto tanto piacere ricevere, e anche se mi ero ripromessa di ringraziarle presto il tempo mi si è sfilacciato fra le mani e arrivo solo ora.

Meglio tardi che mai ^_^

E quindi, eccomi qui a mostrarvi il nuovo arrivato!


Secondo me gli award nascono per permetterci di curiosare un po' fra le righe della vita dei blogamici, e anche in questo caso c'erano domande a cui trovare una risposta!

Quale'è la tua rivista di moda preferita?
Se iniziamo così faccio scena muta. Mi irritano tutte, hanno sempre quegli articoli sulla vita sana e le donne sexi hanno le curve e dietro i paginoni centrali di anoressiche under-18 con facce smunte. Ma andate sulla forca!


Chi è il tuo cantante o band preferito?
Direi i Radiohead, a pelle. Mentre di italiani Paolo Conte in testa e subito dietro Franco Battiato. Me li ricordo entrambi da quando ero una nanetta.


Chi è la tua Youtube Guru preferita?
What? Ok, se parliamo di persona che seguo con particolare piacere metto Nigella Lawson, per l'accento e la simpatia e la naturale maialaggine. Ovviamente non faccio le ricette suggerite, o sarei nota in famiglia come "il boiler".


Qual'è il tio prodotto di makeup preferito?
La matita per le sopracciglia! Ora la metto sempre, e anche se ci sono cose con cui ho iniziato prima (matita per gli occhi, mascara...) mi piace perchè mi sembra che le sopracciglia delineate cambino proprio il viso!


Dove ti piacerebbe vivere?
In un paese anglosassone. Per la lingua che adoro, la cultura che mi affascina. Diciamo che amando le grandi città privilegio Londra. Ecco, quella è la mia tana ideale ;)


Qual'è il tuo film preferito?
Mpfh! Domandina da nulla... Vabbè, ne metto un po'. The constant gardener, pieno di passione e tragedia e musiche stupende. Harry ti presento Sally, per il ritratto dell'uomo di cui mi potrei perdutamente innamorare. Eternal sunshine of a spotless mind (mi rifiuto di chiamarlo "Se mi lasci ti cancello!") perchè ha un romanticismo così spiazzante e prodigioso da lasciarmi basita, e quando li vedo correre sulla spiaggia innevata piango sempre. Fra gli ultimi, Inception mi ha frullato il cervello! Poi mille classici, ma son troppo da elencare. 


Quante paia di scarpe possiedi?
Un po'. Prima ne compravo tante e poi indossavo quasi sempre le stesse, ora non ne compro + ma le uso molto meglio! 


Qual'è il tuo colore preferito?
I colori freddi, in genere. Viola, blu, celeste carico e brillante. Ma anche nero. Comunque ho giornate assolutamente gialle & arancio da far paura!


E ora lo passo a qualcuno che, come me, dovrà spremersi un minutino il cervello per rispondere alle stesse domande!
Siccome mi sa che soo un po' in ritardo, spero di non spatasciarmi sul classico "oh che carina ad avermi passato l'award, sei SOLO la 16esima che lo fa!"

Nel qual caso chiedo scusa; sussù, prendetelo!

Nora
Dabo
Sfolli
Nina
Ilmondoatestaingiù (ti tocca dire quante scarpe hai, forza! :D )


Grazie ancora a Liz e Seavessi per avermelo dato, care.

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