Quando gli altri sono le persone che ti conoscono, ti stanno a sentire quando racconti di te, di ciò che fai, vuoi, vivi, pensi, credi.
E' un lavoro duro quando si parla non di realtà, ma di sogni e aspirazioni.
Quando tu racconti di questi e chi ti ascolta desidera condividerli con te, il suo -duro- lavoro dipende dalla sua indole.
Può spingerti a osare, a sfidarti, a credere in te stesso fino allo spasimo.
Perchè quel qualcosa che si può realizzare è il tuo sogno. Ciò su cui stai investendo fior di energie e tempo e fatica e
Oppure può cercare di parare in anticipo il colpo che inevitabilmente arriverà.
Perchè non può non arrivare, perchè quello che tu desideri succede nei film, o nelle favole, o nei libri che ti divori. Ma non nella realtà. E se succede per davvero è a qualcun altro, e allora chi ti ama prova a ridimensionare i tuoi sogni, prova a farti intendere che "se non sarà quello sarà qualcos'altro e andrà bene comunque" e tu hai un bel dire che non sarebbe lo stesso, no. Che se ogni professione ha la sua dignità e ragione d'essere è comunque diverso realizzare un sogno dal fare un lavoro che ti fa avere uno stipendio ogni mese.
E se stai cercando di realizzare il primo, preghi di non sentir dire che se quello non va avrai comunque modo di trovare innumerevoli altre cose da fare. Certo. Ma non saranno realizzare un sogno, no?
E' un lavoro duro quello degli altri.
Specie quando a farlo sono quelli che ti amano, che conoscono i tuoi entusiasmi dalla fiamma facile che può bruciare per anni, focolai di passione che oltre a scaldare consumano, consumano un sacco.
E allora forse conviene non farli divampare.
Salire sulle montagne è faticoso e difficile, e se cadi da lì ti ammazzi.
E' meglio stare in piano per qualcuno, non si fa fatica e il rischio maggiore è ruzzolare senza farsi un livido.
Ma il piano non emoziona, non fa spaziare la vista. Non offre nuove prospettive, non ti fa realizzare i sogni, il piano.
E allora? Che si fa, a chi si da retta? Credere a se stessi è come giocare al lotto, la certezza di farcela di un giorno si frantuma con quella di fallire del giorno dopo.
Sarà anche un duro lavoro quello degli altri, ma a volte farebbero meno male a non farlo.
5 commenti:
Tina, eccomi sarei l'altro.
Ma ti parlo come parlo con me stessa, certe volte, quando sto nelle pesche.
Mi butto, o sto qua che rischio di meno?
La risposta mica la trovo però mi dico che il rimpianto, ecco, quello proprio non lo sopporto. Mi fa meno male cadere che chiedermi che ne sarebbe stato di quel sogno, o di quella fiamma.
Non mi è riuscito tutto bene, anzi ho collzionato un bel po' di voli a picco sul cemento, ma li rifarei. Giuro.
Non so se ti sono stata un poco utile.
Buonanotte! Un bacio
owl, cara, sì, hai capito cosa volevo dire, e io ho capito te.
per me il problema è che il rimpianto di non aver fatto certe cose diventa da dubbio a ossessione, posso ricamarci su per millemila anni. quindi, se sento di voler realizzare qualcosa devo tentare per forza, sennò inizio a chiedermi come sarebbe stato SE, e quel se mi divora il cervello.
non ho molta scelta, quindi...
ma va bene così.
ti abbraccio forte.
@ tina vai avanti
fermati, respirare forte e ributtati....
nessun rimpianto...
AVANTI-avanti-avanti
baciotti
fortu, amore.
grazie, col cuore. ^_^
cacchio non avevo notato la rima cuore-amore, ommaledizione O_O
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