La finestra aperta alle 4 di mattina (con zanzariera abbassata,
ovvio!) permette a quell'arietta leggera, fresca e riposante di
accarezzarti la pelle e farti pensare: che bello.
Ovvero,
alle 4 io consiglierei a tutti una bella fase REM avanzata,
possibilmente con sogno incluso di supereroi a caso; ma io consiglio
bene e razzolo male, quindi stamattina ero lì a
godermi qualche respiro che non sembrava colla liquida e a riflettere su
alcune cose.
[premessa: avendo sempre preferito la
notte al giorno, sono convinta che i pensieri migliori vengano fuori fra
le stelle. Per questo in genere se non dormo, la notte penso a un
casino di cose.
Stanotte è stata la sagra del "ti prego staccati, cervello. ti prego. eddài"]
E' da giorni che cerco di convincermi dell'assoluta necessità di rientrare nel mondo-del-lavoro.
Quello
spazio-tempo che caccia via a pedate gente della mia età, che la
frustra (e a volte le frusta pure) cercando di convincerla che occupare
un sacco di ore a far cose che spesso non piacciono (e se piacciono è
già una botta di culo enorme) per aver in cambio uno stipendio, sia la
cosa migliore e più saggia in cui investire il proprio tempo.
Quel
mondo in cui spesso ad un impegno oggettivo corrisponde uno stipendio
che non fa realizzare le proprie ambizioni: comprare una casa, mantenere
una famiglia, continuare a studiare, e via andare.
Non è così per tutti: ci sono persone felici del lavoro che fanno, soddisfatte dei soldi che prendono
e degli impegni da portare avanti. Non dico che le invidii, perchè
l'invidia è 'na brutta bestia come si dice: ma sono felice per loro, le
"uso" per ispirarmi.
Io stamane, nell'arietta frizzantina come un prosecco gelato, mi dicevo: sono pronta? Per cosa?
Sono
pronta a tornare a fare un lavoro d'ufficio (la maggior parte dei
lavori fatti sono stati d'ufficio) per prendere un migliaio d'euro (più o
meno) che, tolte le spese di un affitto e le rate dell'auto, mi
premetterebbero di campare e arrivare alla fatidica fine del mese?
Sono
pronta a farlo? Perchè da lì sono già scappata, e non una volta, per concedermi il lusso (lo so che è un lusso) di tentare
di fare ed essere qualcosa di diverso.
Sono ad un bivio.
Da una parte il bisogno di soldi, di stabilità economica (mi fa sentire un'opinionista politica usare questi termini) mi spinge a dire: prendi quel che capita. Non arrivare alla fine dei fondi che hai da parte, tanto lo sai che se vuoi costruire qualcosa ti serve lavorare, non sei mica la figlia dei Rothschild.
Dall'altro i pensieri mi girano nel cervello come strascichi di seta: non tornare a fare qualcosa che non amavi per poi sentirti di nuovo in gabbia; continua a perseverare, dedicati a ciò che ami; non smettere di pensare di poter DAVVERO diventare ciò che vuoi.
Quando i pensieri occupano la mente anche alle 4 di mattina, mentre l'aria fresca inviterebbe a dormire e le lenzuola non sembrano riscaldate dal phon, vuol dire che si sta avvicinando il momento di prenderla, 'sta maledetta decisione.
Aaaargh.
9 commenti:
Essere ad un bivio, avere almeno due possibilità, una possibilità di scelta, è già gran cosa di questi tempi. Respira l'aria fresca come il prosecco e mangia cose che ti piacciono, riempiti di positività e fai quello che ti senti :)
Fra noi sei sempre stata tu la filosofa. Segui il vento, vedi dove ti porta.
Stregatto docet.
ah le mie donne nordiche, piene di saggezza!
liz, sul mangiare cose che mi piacciono sono a cavallo, posso considerarlo un buon punto di partenza? ;)
seavessi, stregatto docet. davvero. io ora mi impantano nel non sapere che strada prendere, e intanto ignoro dove voglio andare. ma come si fa?
(a me lo stregatto mi dovrebbe prendere a coppini con le zampotte ciccie)
Ma non ci puo' essere una soluzione in mezzo, tipo un lavoro flessibile - fatto da casa - che ti consente di utilizzare l'immenso know how acquisito in questi anni?
E sto parlando pure a me stesa, sai.
Tanto per cominciare, qualche anno fa l'aria frizzantina la chiamavo fizzy in inglese, ora (dopo svariate figurelle di m) so che si dice crispy. Sicuramente c'e' qualcuno la fuori a cui puo' servire che io sappia questo fatto essenziale, giusto?
ehm crisp, no crispy. D'oh
Ecco, io sono più o meno nella stessa situazione: realizzo quello che credo sia il mio sogno o continuo nella mia precaria stabilità? Ho sempre pensato, e da qualche mese ancora di più, che la vita è una e ho il dovere verso me stessa di cercare di essere felici...quindi teoricamente dovremmo seguire i nostri sogni...lo so, il mio è stato un intervento davvero risolutivo per te....:-)
sfolly, eccerto che serve sapere che si dice crisp e non fizzy, ovvio!
io aggiungo che più leggo in inglese, più film in lingua vedo e + mi dico che il mio futuro è su, lassù, nella fredda terra britannica.
oh, spareme! ;)
pinky, risolutivo o no è bellissimo sentirti ^_^
comunque, anche io penso che abbiamo il dovere di essere felici. ma proprio dovere, cioè non una specie di ipotetico e nebuloso compito... un DOVERE, che se non realizziamo noi nessuno si prenderà la briga di curare.
quindi? bando alle ciance, gettiamoci a volo d'angelo sulla felicità.
"gettiamoci a volo d'angelo sulla felicità"...ecco il mio nuovo mantra...
^_^ tanta felicità, pink. a piene mani.
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