Diciamo che le mie sono state positive, secondo me; questo nonostante siano tutte finite.
O forse proprio per quello ;)
Non volevo comunque ammosciare l'anima di nessuno con aforismi e anuerismi delle mie love stories. Negli ultimi giorni mi è capitato di confrontarmi con persone che mi hanno fatto pensare ad alcune cose legate ai rapporti, ed eccomi qui a condividerle.
La fedeltà.
"Non serve essere fedeli a un uomo o a una donna, si dev'essere fedeli all'idea dell'amore".
La mia amica C. me l'ha detto l'altro giorno, e sono rimasta lì a rimuginarci su come una statua. Ferma ferma, con la faccia corrucciata.
Dunque, se io ho una relazione di tipo diciamo stabile, significa che scelgo quella persona fra taaaante altre, quindi nel contrattino-non-detto ci potrebbe essere anche la clausola non ti piazzo le corna (io ti ascolto quando racconti le innumerevoli sclerate col capo stronzo-tu mi massaggi i piedi quando ho portato troppo i tacchi-io tengo i figli quando giochi a calcetto-tu li tieni quando vado al cinema con la mia BFF-io cucino per tua madre quando viene qui anche se critica tutto-tu non mi piazzi palchi di corna modello cervo a primavera. Per dire.)
Non sono certa di apprezzare o no la cosa. Da single questo aspetto mi piace molto ;)
Per esperienza mi sono convinta che le corna recidano alla base la fiducia, e senza questa di che parliamo in una relazione? Quindi direi che la fedeltà conta, eccome.
Ma non posso negare di essere affascinata da quest'idea di fedeltà a se stessi prima di tutto. La relazione non è una ricerca di felicità e realizzazione per sé? Quindi, nel momento in cui queste vengono a mancare, l'eventuale infedeltà non potrebbe rientrare nell'accettabile "non ero più felice e mi sono dedicata a me stessa, piuttosto che a noi?"
Ai posteri l'ardua sentenza.
La responsabilità.
"In una relazione non ti puoi far carico solo del tuo progresso, devi essere responsabile di quello di entrambi". Questo mi è stato detto qualche sera fa da un uomo con aria seria e decisa, e pure lì sono rimasta un po' di sale a pensarci.
Quindi. Ognuno di noi sa quanto sia impegnativo crescere, prendere certe decisioni, muoversi in alcune direzioni. Il progresso costa fatica e impegno e stanchezza e frustrazione e tante altre cose. Certo, si è ripagati dalla consapevolezza di farlo bene, per se stessi e per chi si ama (se c'è).
E se la relazione che si sta portando avanti non aiuta a cambiare, a crescere? Se la persona con cui si sta punta i piedi per restare come si è, e non permette alcun movimento?
Fino a quando è giusto (parola orrenda) caricarsi l'altro a corpo morto in spalla per obbligarlo a cambiare un po'? Non sarebbe meglio passare da Crudelia Demon dell'anno e abbandonare al suo triste destino l'àncora che non permette alla nave di lasciare il porto?
La condivisione.
"Abbiamo deciso di non nasconderci nulla".
Sto pensando a queste parole da giorni. Quando in una relazione si decide di non nascondersi a vicenda nulla, quanti rischi di litigi e incomprensioni e scazzi ci sono in agguato? Millemila.
Io sono sempre stata un po' gelosa di me, ovvero di alcuni miei spazi. Ci sono angoletti miei in cui non si viene invitati ad entrare. Sono quelli in cui le miei paranoie si sfilacciano libere, le mie paure hanno campo aperto, i miei dubbi sono liberi di piantare le tende finchè non vengono cacciati dalla ragione o da nuove perplessità più forti di loro.
Non so se tutti ne abbiano, di questi angoli, e francamente me ne infischio (oh Rett!)
Ma non credo, anzi spero, che incontrerò mai un uomo che mi farà sognare di condividere tutto. Tutto.
Anche i pensieri che nemmeno riesco a formulare con chiarezza a me stessa, e quindi verrebbero espressi in modo approssimativo e sconclusionato. Anche gli aspetti poco belli di me, quelli che mi piace tenere un po' in ombra per far emergere parti migliori. Anche i momenti in cui mi siedo per terra e decido che la cosa migliore sia ficcarmi le cuffie nelle orecchie e fare lalalà fingendo che la vita sia in pausa-riflessione.
La condivisione spinta all'eccesso per me è eliminare se stessi per far vivere solo un NOI di cui un giorno ci si potrebbe stancare. Mi spaventa.
Forse il fatto che io sia single è tutt'altro che casuale.
20 commenti:
Uhm... post denso questo! Premesso che fra quello che si pensa e quello che poi si mette in pratica c'è di mezzo un mare (ed il mio è profondo, e non me ne faccio un vanto), ed avendo vissuto il periodo finale del mio matrimonio in una situazione "incasinata", mi piace chiosare i punti che hai citato.
Fedeltà: io credo che la mancanza di fedeltà in una relazione di tipo "stabile" non è il risultato di una scelta, ma l'indicatore di qualche problema nella coppia. In generale, se scelgo una persona, la scelgo anche per farci sesso. Se ho necessità, voglia, desiderio di farmi dei passaggi "esterni" è perché mi manca qualcosa. Si può anche arrivare a trovare un equilibrio all'interno della coppia, equilibrio che però, per correttezza, impone di considerare il punto 3, la condivisione. Questa necessità di uscite deve essere condivisa nella coppia, deve essere accettata da entrambi, perché non deve fare del male. Non significa che ti devo dire "cara, stasera ti metto un po' di corna", ma lei deve sapere che succederà, e non esserne triste. Possibile? Secondo me, in questi termini, irrealizzabile....
La responsabilità: quanto è complesso questo argomento! Non è che "ti devo cambiare", ma una relazione è "ci cambiamo per armonizzarci". Sono gli sforzi condivisi, un po' come andare in montagna in cordata, a volte tira uno, a volte l'altro. Ci possono essere periodi in cui l'aiuto è monodirezionale, ma non può esserlo per sempre. Caricarsi un morto - o un pigro, molto peggio - in spalla non solo è sbagliato: è inutile.
La condivisione: per me un rapporto è condivisione, non riesco a concepire un rapporto che non lo sia. Questo non significa che non ci possano essere zone che non si aprono subito, che magari richiedono tempo (d'altronde, che cosa si fa sennò dopo?...) Io comunque sogno di condividere il massimo possibile, tutto idealmente. Che poi ci riesca è un altro paio di maniche, ma ciò non toglie che in linea di principio lo trovo giusto. Perché alla fine, e questo l'ho imparato sulla mia pelle, non è nascondendo o mentendo che si sta meglio. Se c'è un problema, e la persona che ti sta insieme è realmente il tuo compagno, allora non solo è giusto che tu ti apra, ma probabilmente non ce n'è neppure bisogno: se c'è attenzione, ha già intuito da solo...
Idealista, eh? :)
Che bel post, Tina. Adesso assumo anche io l'espressione corrucciata-in-intensa-riflessione...
La fedeltà è....non so..relativa? Se un legame fra due persone è forte e funziona bene, il problema della fedeltà non si pone neppure. Nel senso che l'infedeltà casuale può essere presa come un utile segnale d'allarme, un salutare scossone che aiuta a rimettersi in carreggiata; quella cronica e ripetuta è già l'affermazione della non-esistenza di quel legame.
La condivisione, per me, non può che essere parziale. Alcune zone d'ombra, delle sfere private mi servono come l'ossigeno. Ma è un punto di vista ovviamente personale....
La responsabilità è la questione più "tricky". Mi è capitato di essere la palla al piede, il mulo refrattario a qualsiasi cambiamento, più raramente mi è capitato di essere l'elemento trainante. In entrambi i casi, c'è bisogno di qualcuno che voglia progredire insieme a te, oltre che essere disponibili al progresso….
ilmondoatestaingiù, parecchio idealista ^_^
rileggendo quello che dici sulla condivisione mi ritrovo a pensare che non desidero arrivare (anche col tempo) a conoscere tutto o quasi della persona con cui voglio stare. mi piace che ci siano parti della mia vita, del mio passato e perchè no anche del presente, che lui non conosca. non ti parlo ovviamente di corna o simili; ti faccio un esempio, lo scherzo un po' spinto con il collega con cui si scherza per me è facile da trasformare in un problema se raccontato al partner (maschio o femmina): allora ti piace, hai dei dubbi su noi 2, ecc. ecc. se vissuto in modo privato, come la sciocchezza che è, passa in automatico da solo. se poi così non fosse allora se ne parla perchè vuol dire che c'è sotto altro. non so se sono riuscita a spiegarmi, mi incarto un po ^_^
kalì cara, sulla condivisione approvo in pienissimo. per la responsabilità è vero che c'è un bel rischio. nel tempo, sono passata dal pensare che si dovesse restare insieme ad-ogni-costo anche quando le cose erano visibilmente difficili e pesanti e prive di gioia, al meglio fuggire e pure in fretta, occupandosi solo di se stessi e chi s'è visto s'è visto. alla prossima relazione ti farò sapere come vanno le cose :D
Potrei averlo scritto io.
Sono sempre più convinta che noi due siamo gemelle separate alla nascita...
e il fatto che io ora sia single è tutt'altro che casuale.
Un abbraccio
Chiara :-)
aggiungo.....
io condivido buona parte di quello che dici... soprattutto sull'essere Crudelia Demon
sull'essere individualista prima che coppia.
io vorrei tantissimo una persona al mio fianco con cui condividere la vita ma non so se sono in grado di garantire
- fedeltà
una volta avrei detto assolutamente si... ora so che non è così.
so che per dare l'esclusiva ad un uomo... questo deve guadagnarsela e con molta fatica.
- responsabilità
guardo indietro la mia vita, guardo la vita di persone che mi sono vicine e mi chiedo se è giusto che uno dei due si limiti per aspettare i tempi dell'altro...
io credo che due persone si incontrano, si piacciono, le loro strade prendono una direzione parallela ma poi, inevitabilmente, le strade si perdono... ci sono delle buche, delle deviazioni e non so se vorrei fermarmi per aspettare o se vorrei correre per tenere il passo dell'altro...
- condivisione.
su questo non ho dubbi.... io sono una che racconta e parla di tutto e di più
ma ci sono delle cose che sono solo mie
e nessuno è ammesso.
tina, ti ribalto la cosa: se dello scherzo innocente di cui non hai fatto menzione il partner, per caso, ne viene a sapere, secondo te l'impatto non sarà ancora maggiore? "se fosse una cosa senza importanza non me lo avresti tenuto nascosto" è il classico, e dio sa quante volte me lo sono sentito rinfacciare.
Raccontare tutto, soprattutto le cose che possono generare problemi se taciute, credo sia un'assicurazione sul lungo termine. E te lo dico da persona che non riesce a farlo: è troppo comodo nascondere cose - anche innocenti - che possono generare tensioni, rispetto a parlarne. Comodo perché non si deve affrontare tensione, critiche, richieste.
I giardini conclusi, i luoghi che appartengono solo ad uno della coppia, sono il segnale che c'è la necessità di non comunicare, vuoi perché si teme di non essere compresi, vuoi perché si vuol tenere effettivamente nascosto. In entrambi i casi, c'è da lavorare, secondo me. Se non lo si fa, prima o poi, le magagne ritornano con gli interessi...
chiara, ti chiamo per nome ora che lo conosco ^_^
condivido molto con te la condivisione, per la parte sui propri spazi, e la penso come ilmondoatestaingiù per la fedeltà: se si sta bene insieme non dovrebbe neppure nascere come questione, e se nasce va affrontata perchè qualcosa è minato alla base.
verso la responsabilità, invece, mi sento un po' instabile: io non voglio essere responsabile della felicità altrui, così come non delego la mia a nessuno. ma quanto sia giusto restare in caso di difficoltà o quanto sia giusto andarsene e farsi carico solo di sè, te lo saprò dire alla prossima (eventuale ;) ) relazione.
grazie per questo scambio!
ilmondoatestaingiù, eccoci qui al bivio: devo raccontare tutto (con tutto leggi: non quante volte ho starnutito ma anche eventuali piccolezze) perchè mi va o perchè potrebbe far venire le madonne al partner?
ovvero, consci tutti quanti che una relazione si basa anche sul compromesso e non solo su quello che piace a me, ma la mia libertà di vivere qualcosa che non vada per forza condivisa col compagno si deve scontrare per forza con il suo bisogno di essere tenuto al corrente?
per me - sempre in linea meravigliosamente ipotetica, tanto più che sono single da illo tempore - la fiducia alla base dovrebbe poter placare eventuali mal di pancia. ovvio che se ti trovo con una tipa che ti sta seduta in braccio e ti ciuccia un orecchio e tu mi dici "no amore fidati di me è solo un'amica" ti mollo lì e ti faccio ciao ciao con la manina (esagero volutamente per far capire meglio).
se posso chiederlo, sentivi che mancava la fiducia quando ti veniva rinfacciato il non aver detto certe cose?
grazie per il confronto, è prezioso.
si tina, anche il tuo punto di vista ha molte ragioni. Hai detto, credo, la parola giusta: compromesso. I compromessi sono quei punti dove ci si trova in equilibrio, spesso instabile. Ti dicono che ci sono cose sulle quali bisogna lavorare, che non vengono "naturali". Io non credo che il 100% di una relazione possa essere easy (come si diceva ai miei tempi, oggi si dice sciallo, ma è lo stesso). Ci sono aspetti che è più difficile condividere, siano essi di comunicazione o di azione. Ti parlo per me: ai tempi del mio matrimonio ho taciuto le mie amicizie virtuali, anzi, ho tenuto completamente fuori mia moglie da queste. Perché? Mah, per non dover discutere, per non doverci rinunciare per accessi di gelosia, che poi puntualmente si sono verificati, amplificati.
Era giusto rinunciarvi a priori? Era giusto dire: è così, e non ho intenzione di rinunciarvi perché non c'è nulla di male? Probabilmente.
Ma questo è un esempio, anche sciocco se vuoi. In linea di principio, io penso che se hai un rapporto vero, intenso, come non senti la necessità di andare a far sesso in giro, così non senti di dover nascondere qualcosa. Forse è una posizione estremista, ma i principi lo sono sempre. Le applicazioni dei principi, beh, quello è un discorso diverso.... ;)
Troppa robba.
Posso scrivere un post su questo post?
Posso?
Posso?
ilmondoatestaingiù, de vo confessarti una cosa: io sono una persona abbastanza egocentrica, da questo punto di vista. forse mi ha portato qui la considerazione di me stessa, forse le esperienze che mi fanno pensare prima a me e poi agli altri (suona molto brutto ed egoista detto così, me ne accorgo mentre lo scrivo ma non cambio la cosa). comunque, mi sono trovata da entrambi i lati della situazione, sia ad essere l'investigatrice che vuole sapere tutto sia a fare quella che nasconde particolari di vita propria considerandolo innocenti. e quindi capisco, in parte entrambe le posizioni. ma mi ritrovo di più in chi tutela prima di tutto se stesso e la propria indipendenza.
sul fatto di avvicinare fedeltà e condivisione, per me sono su 2 piani differenti: il fatto che stia bene con un uomo non mi spingerà a cercarne altri per far sesso, ma non mi porterà anche a non voler tenere qualcosa solo per me.
seavessi, accomodati pure.
Tina, se parliamo di ego ipertrofico ti presento il mio. Ma avere un ego sviluppato non richiede essere rivolti solo verso sé stessi. Al solito, non è giusto un estremo, né l'altro. Lo zerbino e il narciso sono due estremi psicologicamente patologici: il secondo alla fine non riesce a comunicare perché vuol parlare solo di sé e con sé, il primo alla fine trova la sua essenza solo nell'annullamento.
Io credo che solo essendo in equilibrio con sé stessi, prima di tutto, si può aprirsi totalmente, senza sentirne la limitazione. Ma forse anche questa è una verità parziale..
ecco, abbiamo centrato il punto caro: essere in equilibrio con se stessi è la condizione di partenza per qualsiasi relazione. lo credo fermamente. il che per me, come dicevo, non porta al desiderio compulsivo di condivisione, ma insomma ;) ci siamo capiti.
(il fatto è che a forza di stare da soli e sforzarsi di trovare equilibrio si finisce un po' per cristallizzarsi in posizioni poco consone ad accogliere qualcun altro, e questo può diventare un rischio. ma è un altro discorso, senza dubbio.)
purtroppo ho notato che avere un ego sviluppato, come dici giustamente tu, può essere avvertito dagli altri come un eccesso di confidenza o di concentrazione su se stessi, specie da persone poco abituate a conoscersi e comprendersi (vedi gli zerbini di cui parlavi).
per me ogni persona dovrebbe essere dotata di un ego che pone al centro di tutto se stessi. non per sminuire gli altri o fargli fare da contorno, perchè è su se stessi che si lavora e che si operano cambiamenti, quando sono da fare.
ma anche qui, rischio di passare per l'egocentrica dell'anno ^_^
Io vedo la cosa da una prospettiva che forse è solo apparentemente differente. In una relazione non si pone al centro di tutto se stessi, ma la relazione, in un dinamismo ed equilibrio da inventare giorno per giorno.
Perché dico che è solo apparentemente diversa? Perché, come in fondo dici tu, solo se lavori su te stesso - e quindi capisci cosa va bene per te, per l'altro, per entrambi - puoi provare a far convivere le diversità nell'unità. Difficile, eh? Ma non cerco cose semplici....
Poi succede anche che le diversità siano insanabili. Allora temo non ci sia più nulla da fare :)
capisco il tuo punto di vista. forse non ho ancora la maturità per accogliere l'idea che la relazione debba essere il centro della relazione. credo derivi anche dagli sbagli fatti nel passato: quando ho provato a mettere al centro "noi" l'ho fatto a discapito di "me" e questo mi ha portato a continuare relazioni che nel frattempo mi facevano sentire male, triste, annullata, di poco conto.
non credo davvero che io debba essere il fulcro per me e per l'altro: ognuno deve mettere il proprio io al centro, e in base a questo cercare di costruire il meglio che può. per sè e per l'altro.
inoltre, e forse qui parla il mio cinismo imperante, la prima cosa che si cerca è la soddisfazione di sè e per sè, e se non la si trova si trovano mille motivi (validi o meno) per chiudere la relazione.
è molto difficile mantenere l'equilibrio fra l'io ed il noi, sia in una direzione che nell'altra.
Il fatto che nel passato non lo si sia trovato però non significa che fosse sbagliato il principio; probabilmente non è stata perfetta l'esecuzione... :)
Una relazione credo sia bella per entrambi se soddisfa i singoli nell'unità della coppia. Sacrificare continuamente se stessi per la coppia porta alla frustrazione, tanto quanto i muri di egoismo, di negazione dell'altro nei confronti di sé.
Oh mamma.
Dunque, partiamo dalla fedeltà. Condivido il pensiero che se la relazione è forte e stabile, non dovrebbe nemmeno porsi il problema perchè non nasce il pensiero di una possibile infedeltà. Almeno, nella mia testa dovrebbe essere così.
La responsabilità secondo me è la questione più spinosa. Giustissimo ciò che dici sulla delega della felicità: è troppo facile delegare la nostra agli altri, è sbagliato e molto pericoloso. All'interno della coppia però si crea comunque un rapporto di reciproca responsabilità per ciò che si costruisce e verso dove si va e bisognerebbe sempre esserne ben coscienti. Detto ciò, è sottilissimo il confine tra "divento Crudelia Demon perchè questa storia non cresce e non ha futuro, quindi responsabilmente decido di chiudere qualcosa che non funziona più" e "Scappo a gambe levate perchè io sono solo responsabile di me stessa e in questa storia non ci sto più bene, tu arrangiati". E' difficile...
Condivisione. Nessun dubbio, la condivisione totale è una gran chimera. Ognuno ha un suo "se stesso" intimo e nascosto dove nessun'altro si addentra. Ne sono convinta.
Gran ben post Tina :)
ciao
buon weekend
complimenti
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ilmondoatestaingiù, hai ragione sai? il fatto che in passato le cose non siano andate bene non significa che il principio in sè fosse sbagliato. ci sarà solo da riprovare, ecco ^_^ se mai accadrà ti farò sapere come va! (e magari ti chiederò anche un paio di pareri, vah ^_^ )
liz, intanto grazie ^_^
per il confine fra il modello crudelia demon e candycandy io sono comunque per salvaguardare prima di tutto se stessi. so che suona brutto, ma in una situazione in cui comunque si sta male (e a meno che non si stia con uno psicotico se stai male tu anche lui non se la sciala) continuare a portare avanti la relazione per la sindrome io-ti-salverò per me è da masochisti.
o in alcuni casi da sadici ;)
lalique, grazie e buon weekend anche a te! ci vuole proprio.
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