La prima volta in cui ho sentito parlare di te è stato quando la mia amica L, tua sorella, mi ha raccontato la tua storia.
"Sai, quando mi sento davvero a terra penso a mia sorella, lei ha scoperto da poco di avere un tumore... Sì, è triste, ma dovresti vederla come lotta! Una leonessa!!! E' lei che incoraggia noi e ci sostiene, anche se cerchiamo di non farle vedere la nostra preoccupazione. E' forte per se stessa, per il suo bimbo che ha 3 anni, e per il suo compagno che le sta vicino..."
Sul momento ho pensato: a 23 anni come si fa a vivere con questa spada di Damocle sulla testa, gli esami, i test, l'attesa dei responsi, e ogni minimo mal di pancia ti sembra l'avvisaglia di qualcosa di peggiore...
Ma mi ha colpito ancora di più la forza che mi trasmetteva L. parlandomene. Mi ha fatto pensare a te come ad una persona piena di luce, di positività. Di quelle che mali così li sconfiggono.
Poi la vita si riprende i suoi spazi, senza tante cerimonie, e la mente si riconcentra su ciò che stai vivendo in quel momento.
Il trasloco, la città nuova, e il lavoro?, lo troverò mai un lavoro? Sarà bello? Oh come è tutto nuovo qui...
E certe immagini mentali, di questa ragazza così giovane che non hai mai visto ma di cui immagini gli occhi così simili a quelli di L., ti si parano davanti agli occhi in momenti inaspettati, e ti chiedi: chissà come sta M.
Finchè ieri sera a mezzanotte e venti non ho ricevuto un messaggio da mia sorella, che mi diceva: M. è in rianimazione. I medici dicono sia molto grave.
Mi sono alzata dal letto e mi sono messa a recitare per te, perchè stessi bene, perchè il tuo corpo sopprimesse quella schifezza che ti stava mangiando da dentro.
E stamattina mi dice che hai smesso di soffrire, proprio così. Hai smesso di soffrire. Mi dice che ti avevano operato allo stomaco, te l'avevano tolto tutto, ma qualcosa lì dentro aveva fatto presa su altri organi e quindi ti avevano... svuotato. E tu eri così stanca, forse, che hai ceduto.
Mi dispiace non averti conosciuto, M.
Il tuo dolore non lo immagino, ma continuo a piangere senza poter smettere pensando a tua sorella, a L. così forte e sempre energica e positiva, che stamane ha scritto "La M. è morta, ma non riesco a dire che non ce l'abbia fatta". Pensando al tuo bimbo che conoscerà sua madre attraverso le foto in casa, e i racconti del papà che ti terrà viva parlandogliene. E a lui, che meno di un mese fa ha voluto sposarti anche sapendo dell'operazione incombente, del tumore maledetto, perchè ti amava e perchè tu fossi più serena, forse.
Non so con chi dividere queste lacrime. Provo a dirmi che ognuno ha le sue, e stamane pensavo di reggere bene. Ma adesso mi sembra tutto troppo pesante, così brutto. Anche questa giornata di sole e aria tiepida mi sembra bella ma cattiva.
Forse è giusto prendersi il tempo per piangere su cose simili.
Così inutile, eppure così necessario.
5 commenti:
E' necessario tina. Non per lei, ma per tutti voi che la ricordate.
Ti abbraccio.
Ciao caro, hai ragione. Per me questi pianti sono essenziali, non posso evitarli e forse se potessi me li terrei comunque. E' vero che il dolore rimane per chi resta, chi è andato è ormai in pace.
Ma quanto è, questo dolore. Madonna.
Un abbraccio anche a te!
E grazie.
Ti abbraccio forte anche io, Tina. Questo post mi toglie il fiato...
Necessario, addirittura indispensabile, come il respiro stesso.
Ogni anno da 13 anni, la notte del 19 marzo io piango, nel letto, sul mio cuscino, per un motivo molto simile a quello che descrivi. Non posso farne a meno. Capisco fin troppo bene Tina, purtroppo.
Un abbraccio
Sfolli, Liz, grazie.
Condividere un dolore simile anche su un mezzo "freddo" come lo schermo di un PC da comunque una sensazione di calore, di comprensione, e ne avevo bisogno davvero.
Vi abbraccio tutte e 2.
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