Certe cose non cambiano mai.
Altre, per fortuna, sì.

venerdì 28 settembre 2012

Piccoli progetti crescono.

E' buffo scontrarsi con quelle briciole di assurdo che la vita si diverte a disseminare sul percorso, giusto per farsi due ghignate alla faccia tua.

La ricerca della via di fuga è sempre in atto.
Ora, individuata la meta, mi sto confrontado con le due grandi incognite: casa e lavoro.

Tutti sanno che il lavoro si trova sul posto (è uno di quegli assiomi tipo la lingua straniera la impari solo vivendo nel paese in cui si parla) e quindi mi sono detta: parti da qui con indirizzi di società e agenzie, mettendoti in mente di scarpinare fino a consumarti le scarpe per la città e sapendo che ci vorrà un po' di tempo e tanta testardaggine e determinazione.

Ma la casa? La casa serve da subito, ecco.
Anche se un po' di persone mi hanno detto "per il primo periodo puoi stare da noi", ed è una cosa che apprezzo tantissimo, ma mi dico quanto è questo primo periodo? Non puoi mica chiedere "eh ma per quanto?" perchè fa tanto brutto.
Sarà una settimana? In una settimana, salvo botte di culo fotoniche, il lavoro non arriva. Sicchè poi sarei nella stessa situazione, solo una settimana dopo.
E non posso manco pensare di dire "facciamo che sto da te finchè non trovo lavoro" perchè so che potrebbe richiedere dei mesi, porca paletta.

Io mi vedo sempre più a vivere in una chiccheria simile, con tutti i confort:



La questione affitti è intrigante. Affittano solo se hai un contratto, e affittano solo da un anno in su. Quindi prima il lavoro e poi la casa. E intanto? Residence! Ma hanno prezzi proibitivi, secondo me - come puoi chiedere un migliaio d'euro per una camera ammobiliata con angolo cottura? In quale spigolo del cervello ti si sono fermati i criceti per fare richieste simili?


Comunque, il progetto continua a crescere. Si scontra quotidianamente con i miei dubbi ma va avanti.
Vedremo chi l'avrà vinta!


...consigli, suggerimenti, pareri, tutto ben accetto!

venerdì 21 settembre 2012

Di paure ed elicotteri.

Se dovessi sintetizzare la mia mattina, potrei farlo in una parola sola: panico.
Puro panico, per interi minuti durante i quali il PC, invece di accendersi, mi rimbalzava da una schermata di errore all'altra (schermo nero, schermo blu elettrico, scritte bianche e scritte nere, niente scritte...)

Ora, lo so. Lo so. C'è dde peggio, come si dice.
Ma a me il panico è partito per due motivi, essenziali.

Il primo: le foto. Mioddio, le foto dal 2005 ad oggi sono tutte salvate qui dentro.
Viaggi, amori, posti, facce, ricordi. Luoghi e tempi a volte vicini a volte lontani, tutti qui.
Inaccessibili.

Il secondo è il foglietto, abilmente nascosto in cartelle e sottocartelle, con le password che mi servono a comunicare col mondo.
Con un notevole sforzo di volontà potrei ricordarle. Potrei, forse.
Ma anche no.


Quando alla fine il PC mi ha fatto la grazia e si è acceso senza andare in crash, mi sono precipitata a tirare fuori 3 diversi HD per copiare i dati incriminati e ho passato la giornata, più o meno fino a qualche minuto fa, a copiare cartelle.
Avete presente l'icona del foglietto che passa dalla cartella A alla cartella B, con metodica e straziante lentezza?
Ecco, quello è stato il leit motiv della mia giornata.
(e non mi lamento, spero solo di aver copiato tutto).

Ovviamente aprire ennemila giga di foto fa sì che ogni tanto uno si chieda: ma di quando sono? Ma con chi c'ero andata, là? Ma davvero mi vestivo così? (triplo carpiato avvitato al cuore).
Spetta che mi guardo la cartella, vah.

Fra risate a singhiozzo e attimi di perplessità ho capito che:

. ho avuto colori di capelli che potrei solo definire imbarazzanti. Fra le nuance peggiori una sorta di albicocca scuro, tipo marmellata, con taglio a media lunghezza abbastanza raccapricciante. Però in quelle foto sorridevo come una matta; evidentemente poco me ne fregava del colore, anzi all'epoca doveva pure piacermi.

. ero magra. Ok, magra no ma in forma. Ho visto mie foto di qualche anno fa e ho pensato: uè ma come stavo bene! Anvedi oh... Forse all'epoca (vabbè, togliamo il forse) mi vedevo una ciambella di ciccia&brufoli, ma stavo bene invece.
Mi viene il sospetto atroce che fra qualche anno vedrò le mie foto attuali e penserò: uè ma com'ero bella... sarà la prova che la vita ci gode proprio, a pigliarmi per il culo.

. certo foto intime, che ti sembrava naturalissimo e bello fare col tuo uomo, non andrebbero salvate in mezzo a tutte le altre. Perchè quando le ritrovi dopo tot anni e con fare innocente scorri le immagini, pensando "ah che bella quella vacanza, come ci eravamo divertiti, chissà chi ci ha scattato questa qui in cui ci abbracciamo" e d'un tratto c'è lui a braghe calate che fa l'elicottero, ti va l'acqua nel naso a forza di ridere.


Ora posso smettere di preoccuparmi di tutto e mi preparo per un sostanzioso, godereccio aperitivo.
Me lo merito.

martedì 18 settembre 2012

My favourite mistake.

Ammettere difetti ed errori non è piacevole.
Specie quando, nella migliore tradizione dei corsi e ricorsi storici, ti accorgi di esserci già cascata innumerevoli volte e di non aver ancora trovato una via d'uscita.


Pochi giorni fa parlavo della mia intenzione di rivoluzionare tutto, di rimettermi in gioco. Di andare via da dove sono ora per ricominciare da un'altra parte.
L'altra parte in questione è una città molto bella, in cui io avevo già puntato un posto dove stare.
Mi dicevo: dovendo avere un posto dove vivere e un lavoro, almeno uno dei due devo averlo quando parto da qui. Quindi andrò su in quella casa, e mi cercherò il lavoro.
Non posso dover cercare entrambi in contemporanea.
Il piano mi pareva perfetto, e non vedevo grandi pecche.

Certo trovare lavoro ora è tutt'altro che facile. Certo sono in quella fascia d'età in cui il 35% dei miei coetanei è disoccupato. Certo ci sarà da stare attenti alle spese e tenere d'occhio i conti, prima di aver trovato un posto e di prendere uno stipendio.
Ma ce la si può fare.


Ieri sera, dopo un'attesa di due settimane abbondanti, mi è stato detto che purtroppo quella casa non è disponibile. Nonostante sia vuota ci sono delle condizioni economiche e personali che fanno sì che non si possa utilizzare.
E io sono ricaduta nel mio errore preferito.


Che è quello di convincermi che se le cose non vanno esattamente come le voglio io, allora non vanno affatto.
E' il guaio di avere un cervello in iperventilazione: elaboro ipotesi e idee e teorie e fantasie su come andranno le cose partendo da un certo punto, e quando poi quel punto di appoggio viene a mancare non so come rielaborare.
Non so se sia una mancanza di elasticità mentale, una forma di paura di quello che non conosco, forse è un po' vigliaccheria.

Fatto sta che quando ieri sera ho sentito il "no" mi sono detta: ecco, vaffanc cavolo, non è andata come pensavo. Allora forse non è il caso che vada. Troppe incognite, non ho neppure una base di partenza, come me la smazzo?

E poi per il lavoro? E sono davvero in grado a 34 anni di rimettere in gioco tutto? E magari di andare a stare con altra gente in casa, dovendomi sorbire orari diversi e casino e scarsa comprensione per le esigenze altrui?

Dubbi, dubbi, dubbi.

Dopo una nottata di pensieri da giramenti nel letto come se fossi sulla graticola, stamattina mi sono svegliata con un barlime di idea: e proviamoci, dai.

Stamane inauguro un nuovo blocco. Il vecchio Moleskine è finito, pieno di pezzetti di me e scritte e scarabocchi e sogni e scazzi e idee e propositi. E' finito, e quello nuovo lo inizierò con qualche punto su come affrontare l'idea che avevo già in mente in modo diverso. Cercando altri punti di contatto, cercando altre ispirazioni. Altri posti in cui stare, altre idee nuove.
Se poi deciderò di cambiare meta sarà perchè ci ho riflettuto su e ho analizzato bene le cose, non perchè il mio castello di carte si è rovesciato per un soffio di vento.

"Quando si agisce cresce il coraggio, quando si rimanda cresce la paura".

domenica 16 settembre 2012

Perché

Non fatevi spaventare dalla lunghezza, si legge in pochi minuti. 
Potrebbe piacere o meno, è un racconto di Dino Buzzati che si intitola "Perchè" e mi ha colpito molto.
Regalo anomalo che condivido :)


'Illustravo al diplomatico venuto per la prima volta da Marte le nostre consuetudini:
Si direbbe che l'intero nostro mondo sia organizzato all'unico scopo che sia eternamente presente una guarnigione in attesa di partenza.
Perciò gli uomini si riproducono e anche le bestie e le piante si riproducono, e questo viene sollecitato dalla circostanza che l'atto della fecondazione è ritenuto in genere la cosa massimamente piacevole.
E' tale il gusto dell'amore tra uomo e donna che non c'è assolutamente il pericolo che l'uomo cessi di procreare e di garantire la presenza della guarnigione.
Egli anzi indulge al piacere della congiunzione carnale con tale stupidità da mettere al mondo molti più figli di quanti ne possa nutrire e perciò soffre spesso di miseria, fame, umiliazioni ed è così stolto da non accorgersi che queste afflizioni se le è procurate lui stesso e ne dà colpa al prossimo, a chi, avendo avuto un po' più di sale in testa, sta meglio di lui.
"Ma, spiegatemi" disse lo straniero che veniva da un mondo molto più persuasivo; e non riusciva a capire, "a parte l'atto della fecondazione, che gusto hai nel mettere al mondo i figli?"
"Bravo! La vita è una cosa sacra e il trasmettere la fiaccola nel futuro è la nostra più nobile missione. Inoltre, siccome vengono fuori da noi e quasi sempre ci assomigliano, noi li amiamo sopra di ogni altra cosa al mondo; inoltre i bambini e i giovanetti sono belli a vedersi, sono graziosi, destano sentimenti d'amore."
"Ma vi rendete conto che li mettete al mondo all'unico scopo che anch'essi partano?"
"Certo lo sappiamo ma partono molto dopo di noi. Questa è la regola. Tant'è vero che quando per disgrazia uno dei figli deve partire in giovane età per i genitori è la tragedia più grande."
"Beh, io sono qui da poco, ma ho l'impressione che i vostri figli, giunti a una certa età, rispondono al vostro amore col disprezzo e con l'odio, e non gliene importa un bel niente quando partite voi vecchi a meno che questo non porti a una diminuzione dei soldi e delle comodità."
"Una volta non era così."
"Adesso direi di sì."
"E con questo? La missione dell'uomo è di perpetrare la vita, tutto il resto ha un'importanza secondaria."
"Perpetuare la vita ma anche la morte, anzi più la morte che la vita, dato che il fine ultimo della vita è la morte. E questo succedersi di generazioni e generazioni al precipuo scopo di morire mi sembra una delle cose più assurde."
"E' tanto assurda, in apparenza, che evidentemente non è come tu dici. Io penso che la vita in sé, cioè l'attesa della partenza, sia una cosa importantissima e bellissima, se usata bene. Tutti del resto sembrano apprezzarla al più alto grado. E il lasciarla costituisce il più grande dolore. Del resto, che potremmo fare?"
"Semplice: non procreare più. Impedire che si rinnovi un destino tanto miserabile."
"Adagio. Non è detto che dopo la partenza tutto sia finito. Si tratta anzi del massimo problema, della cosa fra tutte importante e terribile. Qual'è la destinazione dei reggimenti in partenza? Dove vanno i bastimenti in partenza? Verso quali battaglie, mari, destini? Da che esiste l'uomo, tutti si sono posti l'enigma. C'è un'armata nemica da sconfiggere? C'è da conquistare un Paese sconosciuto? Dove vanno? Con che propositi? Oppure si incamminano ciecamente? E le navi dove approdano? Questo è il grande problema:"
"Che nessuno è mai riuscito a risolvere."
"Non è vero. Molti si sono persuasi che lo scopo della vita su questa Terra è appunto una seconda vita, in un altro luogo, che durerà eterna. Lo vedi che così tutto si spiega?"
"E tu, personalmente, ci credi?"
"Be', per essere sincero, no. I miei genitori ci credevano. Io non ci credo più o per lo meno ho dei fortissimi dubbi. I miei figli ci credono ancora meno... Ciononostante alla vita anche i miei figli sono attaccatissimi."
"Sfido. E' l'unica cosa che gli rimane, dopodiché..."
"Vedi. L'uomo ha delle misteriose risorse..."
"Vuol dire che vive come se non dovesse mai partire? Come se la vita sua dovesse essere eterna?"
"In un certo senso, sì."
"Devo confessarti che questa è la cosa che mi ha stupito di più da quando sono giunto fra voi. Tutti si comportano come se non dovessero partire mai e quando poi arriva l'ordine si mostrano sorpresi, protestano, fanno le tragedie."
"E' logico. La vita è una cosa bellissima, il mondo è un posto incantevole. Ci sono i prati, i boschi, i fiori. Il cielo, il sole, le nuvole. Le stelle, la luna. Hai visto il mare, hai visto le montagne? Non sei stato nei musei? Non hai provato a leggere qualcuno dei nostri capolavori letterari?"
"Eh, sono qui da pochi giorni. La vostra lingua la conosco male."
"Allora non hai visitato ancora le città più splendide, i monumenti, i grattacieli, i ponti, che sono l'orgoglio dell'uomo. E le donne giovani e belle, le hai osservate? Hai provato a toccarle? Lo possiedi anche tu un apparato genitale? Hai provato a farci l'amore? Ti ci sei provato nei nostri vizi? Lo sai che sono una cosa divina?"
"Ti ascolto un po' sbalordito."
"E le musiche, le canzoni... e le cose buone da mangiare e da bere... lo sai che molti preferiscono la tavola all'atto carnale?... E gli spettacoli di teatro e gli spettacoli sportivi? E le gioie dello sport? Lo sci lo praticate anche voi?"
"Devo riconoscere che sei abbastanza eloquente. Quasi quasi mi convinci... Insomma, nonostante quella faccenda, il vostro è un paradiso. Nonostante la scadenza che vi aspetta, il vostro è un paradiso felice."
"Puoi ben dirlo. La Terra è un paradiso in un'eterna primavera e già che ci viviamo non possiamo desiderare di più, siamo appunto, come dici tu, creature felici."
"Quindi io mi ero ingannato."
"Certo. Contrariamente a quanto tu supponevi noi, ripeto, siamo felici. Felici! Felici! Sprofondati in un oceano di beatitudine! La maledizione che mi spacchi. L'inferno! L'affaticarsi e alla fine trovarsi sempre con le mani piene di cenere. L'impazzire per una donna e quando l'hai posseduta sentirsi come un verme vuoto. Combattere per la gloria, per i soldi, per il demonio che mi prenda e quando ci sei arrivato ecco l'ombra nera che ti aspetta e tutto questo per dover crepare e anche i vizi meravigliosi, anche la poesia, anche la musica si convertono in putrefazione e veleno e ti parla uno dei fortunati, uno dei fortunatissimi, perché gli altri per lo più sono condannati anche alle malattie, alla miseria, ai disagi corporali, alle puzze, alla bruttezza, alla volgarità e anche loro devono partire anche se dimenticano di dover partire, anche per loro l'ombra che aspetta all'angolo, dietro la porta, dentro all'armadio, e l'angoscia notturna e l'angoscia del mattino che è anche peggio... Unico scampo è la stoltezza per cui l'uomo politico si preoccupa dei secoli venturi e dei destini dell'umanità e l'avvocato, il medico, il banchiere, il tessitore, il negoziante è convinto che il suo lavoro o affare o complotto è la cosa più importante del mondo e durerà eterna e ciascuno ama e adora le proprie cose, la propria casa, i propri figli e si dimentica completamente lo scopo ultimo, il cui pensiero dovrebbe essere invece governare tutti i suoi giorni e poi quando lo vengono a chiamare si mette a sbraitare come un maiale sgozzato."

lunedì 3 settembre 2012

Aria nuova, vita nuova.

Un mese è una manciata di giorni.
Mica l'eternità.

Voglio dire, il tempo passa.
Qualcuno ha detto che "gli anni volano, sono certi pomeriggi che non finiscono mai" e io mi trovo d'accordissimo in questa frase.
Alcune delle mie giornate sembrano membrane plastiche tirate quasi fino a strapparsi, diventano indefinite e lunghissime e coi contorni slabbrati.
Non sono molto divertenti.


Ma dicevo all'inizio, mi sono data un mese di tempo per rimettere in gioco tutto.

Ho scritto ad una persona per chiederle di affittarmi un appartamento in una città nuova, in cui non ho mai vissuto anche se mi piace molto.

Ho chiesto a un amico che viveva lì (ora si è trasferito altrove, porca paletta) e ha ancora ottimi contatti di aiutarmi a trovare un lavoro. Che oggi, si sa, il lavoro è difficile trovarlo mandando un CV che si perde fra mille altri: serve di più l'indicazione giusta, il consiglio azzeccato, e l'attitudine migliore.

Ho iniziato a fare quel meraviglioso elenco mentale delle cose-che-voglio-fare-prima-di-andare-via-da-qui, ovvero smettere di sentirmi in gabbia dove mi trovo e ridisegnarmi in un contesto nuovo, portandomi via qualcosa di buono e di bello da dove sto ora.


Oltre alle cose materiali da organizzare sto cercando quelle zavorre che per tanto tempo mi hanno appesantito il cervello, quei fardelli che mi sono caricata sulle spalle e mi hanno impedito di vivere con più equilibrio la vita.
Voglio liberarmi della sensazione di insuccesso che mi ha oscurato il cervello perchè non ho lavorato per tanto tempo.
Del senso di frustrazione per non riuscire a creare relazioni con persone interessate ad avere qualcuno con cui fare un aperitivo una volta ogni sei mesi.
Dello smarrimento per non aver ancora capito quale sia la strada giusta da percorrere, specie quando mi trovo davanti persone che sembrano soddisfattissime di vivere un'esistenza piatta e noiosa purchè senza grandi scosse.

Vorrei, anzi voglio, dare a questa meravigliosa aria fresca che mi soffia in faccia e mi rinfresca la pelle il compito di liberarmi delle mie ansie, e di aiutarmi a pensare a me stessa come a un'opera in divenire, non una specie di blocco granitico di è-troppo-tardi, vorrei-ma-non-posso, se-solo-avessi-fatto-quella-cosa ecc.


Voglio iniziare a raccontarmi in una situazione nuova, aperta, ricca di occasioni.
Non cerco il luogo perfetto in cui vivere una fantasia, voglio solo realizzare le potenzialità che ho senza (troppe) paure.

Consigli e suggerimenti sono ben accetti, ovviamente ;)
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